Nel Museo della bomba atomica di Hiroshima
Ci sarà una seconda Hiroshima e Nagasaki?
Nonostante i sopravvissuti all’immane tragedia di 60 anni fa continuino a tenee viva la memoria, nella società giapponese la tensione emotiva è in costante calo; varie nazioni asiatiche accumulano armi nucleari; gli Usa perfezionano mini-bombe, pronte per eventuali genocidi… più circoscritti.
Ride Minoru Hataguchi, quando gli chiedo dove era il 6 agosto 1945, al momento dello scoppio della bomba atomica. «Ero dentro mia madre» risponde.
Già, Minoru Hataguchi, attuale direttore del Museo della bomba atomica di Hiroshima, quel terribile giorno non era ancora nato: sarebbe uscito dalla pancia di sua madre qualche settimana dopo, ma non avrebbe mai conosciuto suo padre, disintegrato dalla forza distruttiva della bomba. «Le uniche cose che trovarono di lui sono un paio di occhiali e un orologio».
Mi accompagna tra le sale del museo fermandosi proprio di fronte agli unici due oggetti, parzialmente fusi, recuperati dai resti di suo padre. Accanto a loro le lettere scambiate con la moglie nei due anni di matrimonio, da lei conservate con cura fino alla morte e poi donate al museo.
Il dolore subìto dalla madre quel 6 agosto di 60 anni fa, spiega la sorprendente franchezza di Hataguchi che, a differenza della maggioranza dei giapponesi che occupano posti di vertice nell’amministrazione pubblica, è schietto e diretto nelle risposte. Lo abbiamo incontrato nel suo ufficio del Museo della bomba atomica di Hiroshima.
La generazione testimone degli eventi del 6 e 9 agosto 1945, si sta assottigliando sempre più e ci si pone giustamente il problema di come mantenere viva la memoria di tragedie che hanno toccato l’umanità intera. Anche in Europa, mano a mano che il tempo passa, sembra che i crimini del fascismo e del nazismo possano essere dimenticati. Come fare, quindi, per non perdere la memoria anche di Hiroshima e Nagasaki?
Ci sono ancora 290 mila hibakusha (vittime e testimoni diretti della bomba atomica) a Hiroshima; e il primo obiettivo che si prefigge questo museo è quello di non far dimenticare l’esperienza tanto dolorosa vissuta da queste persone.
Ogni anno organizziamo mostre di Hiroshima e Nagasaki in tutto il mondo, tra cui l’Italia. Ma è comunque vero quello che afferma: queste persone stanno invecchiando, per cui stiamo creando una videoteca con le loro testimonianze. Fino ad oggi ne abbiamo fatte più di 800. Oltre agli hibakusha abbiamo anche 160 volontari di pace, studenti, casalinghe, impiegati, ecc. che collaborano attivamente con il museo. Anche se non hanno una diretta esperienza della bomba atomica, cercano comunque di passare le loro emozioni ad altre persone.
Nonostante i volontari e i 290 mila hibakusha attualmente in vita, esiste in Giappone, come del resto anche in Italia, una sorta di movimento revisionista, che vorrebbe cancellare, o per lo meno, rivedere, tutta la storia dell’anteguerra. Cosa sanno oggi i giapponesi della bomba atomica e cosa si insegna a proposito di questi fatti storici?
Nel museo vengono quasi 1 milione e 100 mila visitatori all’anno da tutto il Giappone e di questi 430 mila sono studenti. Per quasi tutti cerchiamo di creare l’occasione perché essi possano ascoltare, per almeno un’ora, l’esperienza di uno o più hibakusha.
Purtroppo, oggi, la gita scolastica ha cambiato finalità: gli studenti preferiscono andare all’estero, a Disneyland o in un parco di divertimento. Noi cerchiamo di convincere gli insegnanti e gli educatori scolastici quanto sia importante l’educazione alla pace, invitandoli a visitare i musei di Hiroshima o Nagasaki.
Significativo questo accostamento tra Disneyland e Hiroshima e Nagasaki. La storia quindi insegna che ha bisogno di tempo per digerire, assimilare e giudicare i fatti. Pensa che oggi sia possibile giudicare Hiroshima e Nagasaki?
In Giappone abbiamo un lasso di tempo che si può stabilire in circa 50 anni per assimilare gli eventi. Fino al cinquantesimo anniversario abbiamo quindi assorbito l’esperienza di Hiroshima e Nagasaki e anche il numero dei visitatori al museo è andato aumentando. Poi, per un certo periodo, abbiamo avuto un assestamento nelle visite, mentre oggi riscontriamo una diminuzione.
Occorre anche dire che il Giappone è un arcipelago e fortunatamente, dopo la seconda guerra mondiale, non ha mai avuto attacchi bellici; di conseguenza, purtroppo e allo stesso tempo fortunatamente, l’interesse diretto della guerra è diminuito. Anche gli ultimi eventi dell’Afghanistan, Palestina, Israele, sono visti da noi giapponesi come avvenimenti che si dipanano in luoghi lontani e per molti, specie per le nuove generazioni, vengono visti come se stessero assistendo a dei videogiochi.
Ma le nazioni direttamente coinvolte in questi conflitti (Stati Uniti, India, Pakistan) posseggono bombe atomiche e per noi questo fatto è molto importante: è una cosa da valutare attentamente. Purtroppo, per la gente comune in Giappone non è così importante.
Ci può essere una seconda Hiroshima e Nagasaki? Mi riferisco alle tensioni tra India e Pakistan o ai ripetuti ammonimenti e minacce da parte degli Stati Uniti verso l’Afghanistan, Iraq, Corea del Nord, di lanciare una bomba atomica, anche se di limitate proporzioni.
Durante la guerra fredda, la teoria di usare solo come minaccia la bomba atomica ha funzionato. Grazie a Hiroshima e Nagasaki, i leaders dei paesi che posseggono armi nucleari conoscono gli effetti che subiranno le popolazioni, quindi c’è sempre la speranza che il buonsenso abbia la meglio. Ma gli Stati Uniti non sembrano seguire questo buonsenso: stanno studiando le cosiddette mini-bombe atomiche, che ridurrebbero gli effetti a una zona limitata ed esploderebbero sotto la superficie del terreno; ma l’etica di devastazione e genocidio che sta alla base di ogni bomba atomica non cambia.
Quindi, secondo lei, il mondo ha capito solo in parte la lezione che è giunta da Hiroshima e Nagasaki.
Gli Stati Uniti sono oramai rimasti l’unica grande potenza mondiale e l’idea di onnipotenza che permea la politica di Bush, sta diventando una minaccia per la pace nel mondo. Se gli Usa decidessero di usare queste armi contro uno stato o un’area, penso che avranno una ritorsione, come quella dell’11 settembre.
Inoltre, se gli Usa usassero le armi nucleari potrebbero essere criticati dai loro stessi alleati. Non sto parlando del Giappone, che è troppo «amico» degli Usa, ma mi riferisco soprattutto all’Europa.
«Il Giappone è troppo amico degli USA» ha appena detto. Voglio soffermarmi su questo punto: Koizumi, l’attuale primo ministro, è giunto a Hiroshima, ma si è rifiutato di incontrare il sindaco della città, che è notoriamente uno dei principali accusatori dei paesi che minacciano l’uso della bomba atomica. Successivamente, Koizumi si è recato nel tempio di Yasukuni, dove si onora la memoria dei caduti giapponesi morti combattendo per l’Impero giapponese, tra cui anche 14 criminali di guerra di classe «A». Non le sembra un controsenso? Cosa significa l’incontro con Hiroshima e subito dopo l’incontro con Yasukuni?
Nel tempio di Yasukuni sono onorate tutte le persone morte durante la guerra. Questo, per me, non sarebbe un problema; purtroppo tra queste persone vengono onorati anche i leaders ideologi del colonialismo. Questo è il vero problema.
Noi giapponesi, possiamo tranquillamente onorare questi morti, ma dalla parte dei cinesi e dei coreani c’è un reale problema etico e morale, oltre che storico, che sorge nel momento in cui noi onoriamo i leaders del colonialismo.
Possiamo prendere anche l’esempio dell’Italia, dove a causa del fascismo sono morte molte persone civili e militari. Se l’Italia costruisse un monumento commemorativo per i leaders del fascismo e per Mussolini, sicuramente anche i paesi che hanno subito danni dal fascismo avrebbero ragione di ribellarsi. Penso comunque sia vero quello che ha detto all’inizio, cioè che Yasukuni è stato utilizzato politicamente dal governo per dei fini ben precisi.
Lei, come uomo di pace, cosa pensa delle basi Usa in Giappone, in Corea e in Asia in generale?
La spiegazione ufficiale che ci viene data consiste nella difesa da Cina e Russia. Ma adesso non posso giudicare se sono utili o meno, dato che la Russia e la Cina sono profondamente cambiate.
Beh, c’è sempre come spiegazione la Corea del Nord…
Sì, questa è la spiegazione sul perché ci sono basi militari Usa in Corea del Sud. Poi, circa tre anni fa, c’è stato il lancio di un missile nordcoreano verso il Giappone; ma in questi ultimi tempi la politica della Corea del Nord sta cambiando e questo può essere un segno positivo per la pace.
Dall’11 settembre 2001, data dell’attacco alle Twin Towers di New York, il numero di visitatori al Museo della bomba atomica di Hiroshima, che era in calo, si è di nuovo alzato e in questi giorni avete avuto il 50 milionesimo visitatore. Che nesso c’è tra l’11 settembre 2001 e il 6 e 9 agosto 1945?
Prima dell’11 settembre, le gite scolastiche tendevano ad andare a Okinawa o all’estero, utilizzando l’aereo. Da quel giorno, dato che le scuole non possono utilizzare questo mezzo per i loro spostamenti, sono ritornate a Hiroshima. Ecco perché abbiamo avuto un aumento dei visitatori.
Quindi la tendenza del dopo 11 settembre non è collegata al momento emotivo?
Non è una causa diretta, ma è sicuramente una delle cause. Speriamo comunque che le scuole che sono venute lo scorso anno, continuino a mandare studenti.
In definitiva, cosa è stato Hiroshima e Nagasaki? Sono stati bombardamenti effettivamente fatti per porre fine alla guerra? In questo caso, però, mi chiedo cosa sia servito Nagasaki. O piuttosto sono stati dei cinici esperimenti militari e scientifici sull’uomo?
La prima spiegazione sul lancio della bomba atomica è stata quella di terminare il più presto possibile la seconda guerra mondiale, dato che anche gli Stati Uniti erano allo stremo. La seconda spiegazione è quella che gli Stati Uniti, dopo aver speso parecchi milioni di dollari per il Progetto Manhattan, volevano confermae i risultati scientifici.
Una terza spiegazione: gli Usa sapevano che il Giappone avrebbe dovuto arrendersi, quindi hanno accelerato i preparativi per il lancio per non perdere questa unica occasione giustificabile agli occhi del mondo.
Infatti, tramite l’ambasciata giapponese a Mosca, Tokyo aveva chiesto informalmente al Cremlino di intercedere verso gli Usa per trattare un piano di pace.
Washington sapeva comunque che il Giappone si voleva arrendere ed era disposto a firmare la pace anche subito. Per i militari statunitensi, era comunque più importante dare una dimostrazione di forza militare all’Urss e gli eventi bellici davano loro questa unica possibilità che non volevano farsi sfuggire.
La questione interessante è: perché Hiroshima? Nel 1945 tutte le maggiori città del Giappone erano già state bombardate, ma Hiroshima era ancora integra. Per loro era quindi più facile osservare gli effetti. Prima candidata era Kyoto; ma dato che questa, oltre a essere una città ricca di templi antichi, era anche l’antica capitale, hanno scelto Hiroshima.
Ora chiediamoci perché Nagasaki? Hiroshima è stata bombardata il 6 agosto; l’8 agosto successivo l’Urss ha dichiarato guerra contro il Giappone. Gli Stati Uniti avevano a disposizione due bombe differenti per potenza e concezione. La meno potente, all’uranio, era stata lanciata su Hiroshima, per cui si cercava la scusa per sperimentare gli effetti della seconda bomba, quella al plutonio. Questa scusa è stata trovata con la dichiarazione di guerra dell’Urss. La bomba al plutonio su Nagasaki è stata la vera, reale tragedia umana, perché sarebbe stato veramente possibile evitae il lancio.
La città è stata scelta solo un giorno prima; c’erano altre città candidate oltre a Nagasaki: Kokura, Niigata. Ma il 9 agosto a Kokura il tempo era nuvoloso, hanno quindi cambiato obiettivo, scegliendo Nagasaki. E fu la seconda tragedia. •
Piergiorgio Pescali