Giuliano Ferrara

Q uesta mia lettera vi meraviglierà un po’: sono qui per un «consiglio», se possibile.
Ho ricevuto lo splendido numero di ottobre/novembre di Missioni Consolata, potendo leggere finalmente le notizie che avrei voluto leggere da tempo, così ben descritte e rivelatrici.
E adesso vengo al consiglio, quasi un ordine: mandate una copia di questa eccezionale rivista a Giuliano Ferrara, quello della rubrica «Otto e mezzo».
Io lo conosco da poco tempo, e me ne rammarico. Mi pare un uomo di grande buon senso, senza troppi peli sulla lingua: ha dichiarato egli stesso (e giorni fa l’ha ripetuto) di essere stato comunista, figlio di comunisti che in un loro libro esaltavano Stalin.
Mandategli la rivista, sollecitandolo a farci conoscere le cose nascoste. Ditegli pure che il consiglio viene da un suo «nuovo» ascoltatore, entusiasta

Angelo Masset




Liberare l’informazione

ntanto grazie di tutto. Certamente Carta segnalerà la rivista… A me farebbe piacere dare un contributo a «Liberiamo l’informazione» e, ovviamente, non lo faccio per… denaro. Complimenti! Siete davvero bravissimi.

Daniele Barbieri




Lavoro Ciclopico

M i è arrivato il numero straordinario sulle guerre. Complimenti! Un lavoro ciclopico, con contributi di grande qualità.
Quando Paolo Moiola mi ha parlato del progetto, non ho pensato ad un’opera così straordinaria.

Silvia Pochettino




Davvero poco praticante?

G razie, grazie di cuore per il numero di ottobre/novembre, interamente dedicato alle guerre. Ho letto e riletto ogni articolo, ogni annotazione, ogni piccolo inserto. Mi sono serviti per riflessioni, per prendere appunti, per parlarne e sensibilizzare altre persone.
Da appassionato viaggiatore, alla continua ricerca di gente da incontrare e realtà da conoscere (avevate pubblicato qualcosa di mio nel 2002 sullo «speciale Kenya»), ho trovato, negli articoli delle zone che meglio conosco, piena rispondenza con quanto la gente mi confidava (quasi parlasse a se stessa) davanti ad un tè, una focaccia o un pugno di riso.
In ogni articolo traspare la verità (mille e mille volte ripetuta, anche senza citarla) che a subire le peggiori conseguenze di ogni conflitto è sempre la «gente normale», la gente che noi incontriamo ogni giorno in ascensore, in autobus, nei supermercati.
Su una immaginetta, che per motivi affettivi conservo come una reliquia da oltre 40 anni, c’è una frase a cui ho sempre cercato di attenermi: «Solo lo stolto percorre correndo il cammino della vita, senza soffermarsi ad osservare le bellezze del creato». E, al centro di queste bellezze, il Grande Artefice ha posto l’umanità. Riuscirà mai il politico, l’uomo di governo e l’ambizioso di potere a capirlo?
Se guardiamo a ritroso la storia, le risposte sono poco confortanti. Ma la speranza non costa niente. Soprattutto se comincia a farsi strada nei giovani la volontà di propagarla. Che vita difficile avrebbero i fabbricanti e trafficanti d’armi! Né più né meno come i produttori di superalcornolici e sigarette in comunità di astemi e non fumatori.
Sicuramente qualche lettore (spero pochissimi) sarà in disaccordo con l’impostazione del numero. Forse quei lettori vorrebbero sempre foto di bambini che corrono felici sul cortile della missione, o che assistono a funzioni religiose. Ma a quanti bambini tutto questo viene negato dall’imposizione di una divisa militare o da lavori disumani dall’alba al tramonto?
Nelle realtà attuali dimentichiamo il «missionario/predicatore porta a porta», che misura il suo successo nel numero di conversioni, quasi si trattasse di un venditore di aspirapolvere. È il vivere la quotidianità con la gente del posto, condividee i sacrifici, lottare al loro fianco contro le ingiustizie, aiutare a risolvere i problemi contingenti che i governi trascurano (acqua, cibo, scuole, dispensari, assistenza medica, ecc.), predicare l’amore con l’esempio… che rende una missione (e lo spirito religioso che la anima) forte e credibile.
È possibile che molti i quali frequentano missioni e missionari non si convertiranno mai totalmente al cattolicesimo, perché il legame con la religione ancestrale è troppo forte per poterlo abiurare. Ma la loro stima, la loro lealtà, il loro attaccamento, il loro aiuto materiale non verrà mai a mancare.
«La legge dell’amore – scriveva Carrel in “Viaggio a Lourdes” – dà a ciascun individuo due ordini essenziali. Il primo è di voler bene agli altri. Il secondo è di correggersi dei difetti e dei vizi che impediscono agli altri di volergli bene».
E in un altro passo: «Voi dunque non insegnate ai vostri novizi a fare orazioni – diceva un prete a don Alexis -. E don Alexis rispose: “Io insegno loro a fare della vita una perpetua orazione”».
E dall’esempio di molte di queste orazioni, praticate dai missionari (uomini e donne), io, credente ma poco praticante (se per praticante intendiamo solo regolare frequentazione dei luoghi di culto), ho ricevuto tantissimo.

Mario Beltrami




Un ex giornalista

Con questa lettera voglio esprimervi il mio apprezzamento e la mia considerazione per la qualità del vostro lavoro.
Seguo la rivista da qualche tempo e ne ho potuto valutare la straordinaria capacità di analisi e sintesi, la completezza delle fonti e la profonda onestà intellettuale. Nel panorama della stampa italiana Missioni Consolata brilla come un diamante di luce pura.
Iddio nostro Signore sostenga il vostro lavoro.

Hamza R. Piccardo




Troppo tecnico quell’articolo

Il numero di Missioni Consolata «La guerra. Le guerre» è colossale e interessante. Ci vuole pure tempo per leggerlo tutto.
Un piccolo rilievo: l’articolo di don Ermis Segatti, a pagina 125, «Il mondo, luogo della non pace?», è troppo tecnico. Il lettore medio non è un teologo, si spaventa al terzo periodo e molla la lettura. Ed è un peccato! Oppure sono io al di sotto della media…

Aldo Giordano




Non credente ma…

N on sono un credente, non ho il dono della fede. In più, diffido del nostro spirito missionario. La maggior parte delle missioni cattoliche nel mondo mi sembrano viziate da un concetto di fondo: offrono medicine, assistenza, lavoro a gente che non può rifiutare un dono così grande; ma in cambio chiedono ai beneficati di rinunciare a un pezzo importante della loro identità, alle loro credenze, al loro modo di rapportarsi con la spiritualità, con la natura difficile che li circonda.
Le missioni cattoliche, in fin dei conti, offrono aiuto, anche coraggiosamente (a volte), e però vogliono in cambio qualcosa che non si dovrebbe mai chiedere: una parte irrinunciabile della personalità degli assistiti.
Detto questo, per sgombrare il campo da ogni possibile equivoco, consiglio a tutti una lettura straordinaria: il numero di Missioni Consolata, interamente dedicato alle guerre nel mondo. Ecco il conflitto iracheno, che vediamo con una lente inevitabilmente distorta (la nostra), ecco i conflitti che ci siamo dimenticati, di cui non abbiamo mai letto una riga, di cui continuiamo ad essere poco informati e, nel mio caso, a capire poco.
C’è anche un sito www.missioniconsolata.it dove si possono trovare cose interessanti nell’archivio. Però il numero sulla guerra bisogna comprarselo o farselo spedire. Non è solo ben fatto e interessante; è anche un esempio di buon giornalismo, e in giro ce n’è rimasto poco.

Marco Bettini




Quelle foto di Betlemme

V oglio complimentarmi per Missioni Consolata di ottobre-novembre. L’ho trovata di ottimo livello, di grande impegno e di ammirevole onestà intellettuale e morale. Per questo la utilizzo con i miei alunni di terza media, foiti di una copia ciascuno, come validissimo strumento didattico per conoscere ed analizzare la situazione del mondo attuale e per un’autentica educazione contro le ingiustizie e per la pace. Consiglio i colleghi di fare altrettanto.
Ho inviato pure alcune copie del numero ad Emilio Villalobos Alva, che si trova in attesa di revisione del processo nel «penal de maxima Castro Castro» a San Juan de Lurigancho, Lima. Questi, con pochi mezzi, continua ad insegnare italiano.
Sia lui che i suoi alunni hanno apprezzato la rivista e si sono meravigliati che una pubblicazione cattolica denunci in modo così coraggioso le ingiustizie a cui, impotenti, stiamo assistendo. Gli alunni fanno esercizio di traduzione sui vari articoli.
Rinnovo l’apprezzamento e auguro buon lavoro.

Gianni Foccoli




I carcerati del Perù

V oglio complimentarmi per Missioni Consolata di ottobre-novembre. L’ho trovata di ottimo livello, di grande impegno e di ammirevole onestà intellettuale e morale. Per questo la utilizzo con i miei alunni di terza media, foiti di una copia ciascuno, come validissimo strumento didattico per conoscere ed analizzare la situazione del mondo attuale e per un’autentica educazione contro le ingiustizie e per la pace. Consiglio i colleghi di fare altrettanto.
Ho inviato pure alcune copie del numero ad Emilio Villalobos Alva, che si trova in attesa di revisione del processo nel «penal de maxima Castro Castro» a San Juan de Lurigancho, Lima. Questi, con pochi mezzi, continua ad insegnare italiano.
Sia lui che i suoi alunni hanno apprezzato la rivista e si sono meravigliati che una pubblicazione cattolica denunci in modo così coraggioso le ingiustizie a cui, impotenti, stiamo assistendo. Gli alunni fanno esercizio di traduzione sui vari articoli.
Rinnovo l’apprezzamento e auguro buon lavoro.

Francesca Pesce




Un annuario nuovo

Mi congratulo per il numero monografico sulle guerre. Una pubblicazione del genere è motivo di vanto per la stampa cattolica. Altro che Avvenire che sostiene Bush e Berlusconi!
Spero che questa pubblicazione diventi un annuario regolarmente aggiornato, in modo da tenere il passo con l’evolversi della storia.

Beppe Pavoletti