Cari missionari,
salve! Una tantum concorro anch’io a prendere un po’ del vostro tempo e spazio. M’induce a farlo l’intervista al padre Bartolomeo Sorge (Missioni Consolata, maggio 2004) e, in particolare, la sconfortata-sconfortante conclusione: purtroppo troppi cristiani fanno «come se» Gesù Cristo «fosse risorto». «Viviamo come se il vangelo fosse vero, invece è vero!».
Dunque «troppi fanno…» e, ampliando, «troppi pensano, parlano, scrivono solo come se…». Chiedo:
– quale alternativa praticabile l’intervistato rimpiange e consiglia a noi cristiani comuni? (non a Madre Teresa o a Tommaso d’Aquino);
– come potremmo/dovremmo «leggere chiara l’alternativa» noi, poveretti, nella vita dei consacrati? (di nuovo: non in figure eccezionali);
– non è un po’ sofistico e pericoloso scendere a distinzioni/dubbi del genere, pur nella liceità del distingue semper?
Senza volare troppo alto, supponiamo che alcuni poveretti, come me, chiedano alla rivista: «Cosa vuol dire l’intervistato? Forse che non bisogna fare come se Gesù Cristo fosse risorto davvero? Oppure, che troppi cristiani dichiarati fanno finta, a parole, che…? O, ancora, che la chiesa militante non testimonia più abbastanza efficacemente la verità/validità storica della risurrezione e dei vangeli?
In età giovanile ho sentito anch’io stimati predicatori dire che «far come se…» è in pratica il massimo che ci è richiesto/concesso di (di)mostrare. Oggi mi trascino il busillis: qual è il confine tra «far come se…» e «far finta che…», finché non venga il martirio/testimonianza, per i prescelti (ma… «Padre nostro, non metterci troppo alla prova!»), e il momento finale rivelatorio universale?
In gita a Firenze, davanti alla statua del Savonarola, la guida turistica (poco entusiasta di questo concittadino scomodo) diceva: «Per fortuna non l’hanno ascoltato: in pratica era un talebano di quei tempi!». Savonarola «faceva come se…», oppure «faceva finta che…»? E i suoi avversari «istituzionali»? Savonarola come Hitler, Stalin, Pol Pot, Pinochet, Khomeini, ecc.?
Nel piacere di farsi leggere, la tentazione sarebbe di tirar in ballo (sul «far come…» o «far finta…») quantomeno il padre Abramo, poi Mosè, Pietro e… addio!… Ma ora too ad essere il solito discreto, attento e affezionato lettore.
Bidelio
Bergamo
Lettera arguta, ma anche enigmatica e, forse, non facile. Resta il dilemma: «far come se…» o «far finta che…»? Il signor Bidelio stesso cerca di rispondere con la seguente postilla.
«La retorica/polemica (non del tutto giocosa, benché un tantino gioconda) viene subito sgonfiata se si ammette che la frase dell’intervistato abbia subito un refuso, perdendo un (quasi) innocente “non”. “Viviamo come se Gesù non fosse risorto… come se il vangelo non fosse vero”.
Al contrario, l’esercizio acquista spessore appena si rifletta trattarsi di “fede” e non di “documenti (più o meno) notarili”. Allora le alternative coerenti sono:
a) credere che Gesù, che il vangelo, che Dio… e comportarsi come credendoci, da persone che “ci credono” (con i propri limiti, sforzi e tentennamenti);
b) non credere… e comportarsi come non credendoci, da persone che “credono che non…”.
La scelta non è indifferente. Le ragioni non sono equilibrate al 50%. Le conseguenze non sono tutte automaticamente naturali/facili/felici da una parte sola…».
La terza alternativa – aggiungiamo noi – potrebbe essere: sia padre Sorge sia il signor Bidelio affermano le stesse cose, ma con approcci diversi.
Bidelio