DOSSIER KOSSOVOScheda storica

• Storicamente il Kossovo è considerato dai serbi come la culla della loro civiltà e per secoli lo hanno conteso ai turchi. Anche se, dall’altra parte, la presenza albanese nella regione è (secondo alcuni) storicamente provata sin dai tempi degli Illiri. Dal XII fino al XIV secolo il popolo slavo dei serbi occupò progressivamente queste regioni senza espellere la popolazione autoctona. Anche nel 1389, quando la Serbia fu sconfitta nella battaglia di Kossovo Polje contro gli ottomani, c’erano albanesi al suo fianco. Durante i 5 secoli di impero ottomano, il Kossovo è stato una delle quattro unità amministrative albanesi. Dopo la fine della dominazione ottomana, nel 1913 viene spartito tra Serbia, Montenegro e Albania.
• Nel 1878, a Prizren, nel sud del Kossovo, viene fondata la «Lega di Prizren», centro del movimento nazionale di tutti gli albanesi. L’obiettivo principale è la liberazione nazionale di tutti gli albanesi.
• Nel 1881 torna il dominio turco che dura fino al 1912, quando il Kossovo viene affidato alla Serbia dopo la 1.a guerra balcanica.
• Con l’accordo di Versailles il Kossovo e la Macedonia vengono assegnate al Regno jugoslavo, nel periodo che va dal 1919 al 1940, senza interpellare la popolazione in maggioranza macedone e albanese. Gli albanesi, a differenza di altri gruppi etnici, non godono di alcun diritto di minoranza.
• Tra il 1941e il 1943, il Kossovo e la parte occidentale della Macedonia vengono occupate dall’Italia e unite all’Albania. Si istituisce il protettorato italiano e si creano scuole in lingua albanese. Alla fine della 2.a guerra mondiale il Kossovo viene assegnato alla Federazione jugoslava. Con la Costituzione del 1946 diviene una provincia autonoma della Jugoslavia, con un potere di autogoverno.
• Tra il 1946 e il 1966 si vive un periodo di dura repressione per opera della polizia jugoslava comandata dal ministro degli interni Alexander Rankovic. Più di 100 morti, con deportazione di numerosi intellettuali.
• L’autonomia del Kossovo viene ampliata dalla nuova costituzione del 1963 e poi del 1974. Il Kossovo, nella sua qualità di Provincia autonoma, viene riconosciuto come uno dei soggetti costitutivi della Jugoslavia, con una propria costituzione, un proprio governo, parlamento, magistratura, sistema scolastico ed altre istituzioni indipendenti da quelle serbe.
• Nel 1981, morto Tito, ci sono i primi moti indipendentisti, domati con la legge marziale. Il Kossovo chiede di essere riconosciuto come repubblica al pari delle altre.
• Nel 1987 Milosevic prende il potere a Belgrado. Inizia il processo di cancellazione dell’autonomia del Kossovo.
• Una nuova rivolta comincia nel marzo 1989, dopo che Belgrado ha annullato lo status di autonomia. Sciopero ad oltranza di 1.300 minatori albanesi a Trepca, grande complesso minerario del Kossovo. Manifestazioni popolari di solidarietà in tutta la regione. Il 2 luglio il parlamento del Kossovo proclama la «Repubblica Kosova» all’interno della Jugoslavia. Il 5 luglio il parlamento viene sciolto da parte di Belgrado; il 7 settembre il parlamento albanese del Kossovo approva la nuova costituzione della Repubblica. La Serbia chiude la stazione Radio-Tv di Pristina, il quotidiano Rilindja, le scuole albanesi. Migliaia di albanesi sono licenziati o lasciano autonomamente il lavoro presso le ditte statali o legate al potere serbo. Inizia fra gli albanesi un’azione di riconciliazione nazionale che pone le basi per la scelta non-violenta del popolo kossovaro.
• Nel 1991 vengono licenziati tutti gli insegnanti albanesi del Kossovo; inizia l’insegnamento scolastico in lingua albanese nelle scuole parallele; il 10 settembre l’università di Pristina viene chiusa. Dal 26 al 30 settembre si tiene un referendum «clandestino»: l’87,5% della popolazione del Kossovo si esprime a favore della «Repubblica del Kossovo». La nuova Repubblica non riceve riconoscimenti inteazionali, se non da Tirana. Vengono boicottate le elezioni politiche e ne vengono organizzate di autonome.
• Gli albanesi del Kossovo eleggono il 24 maggio 1992, presidente della Repubblica, Ibrahim Rugova, capo della Lega democratica del Kossovo. Primo ministro è Bujar Bukoshi, esiliato in Germania. I kossovari creano una società parallela che gestisce le scuole, la sanità e le attività commerciali e politiche.
• Nel 1995 viene siglato il cessate il fuoco in Bosnia-Erzegovina con la firma degli accordi di Dayton, che non prevedono nessuna soluzione per il Kossovo. Non si contano le violazioni dei diritti umani in Kossovo e le richieste di mediazione internazionale portate avanti da Rugova.
• Nel settembre 1996 il presidente Milosevic firma per la prima volta un accordo con Rugova, con la mediazione della comunità di Sant’Egidio, sull’insegnamento della lingua albanese, fino ad allora boicottato.
• Il 1997 segna il riacuirsi delle tensioni: in gennaio il rettore dell’università di Pristina è gravemente ferito dall’esplosione di un’autobomba e a fine mese la polizia arresta decine di presunti terroristi dell’Esercito di liberazione del Kossovo (Uck). Il 16 dicembre successivo un tribunale serbo condanna per terrorismo 17 albanesi del Kossovo a complessivi 186 anni di prigione. La tensione sale.
• Il 28 febbraio 1998 unità serbe compiono un’azione nella zona di Drenica, assediando la casa di Adem Jashari, leader ideologico e fondatore dell’Uck, provocando 80 morti fra i civili albanesi. Inizia una fortissima repressione in tutta la regione. La polizia e l’esercito attaccano numerosi villaggi nelle zone centrali, una repressione che continua fino a giugno e provoca più di 300 morti. Il 22 marzo viene rieletto il presidente e il parlamento del Kossovo. È confermato Ibrahim Rugova e l’Ldk alla guida della Repubblica del Kossovo. Il 15 maggio, su pressione americana, Milosevic incontra per la prima volta Rugova per intavolare trattative dirette. Lo stesso giorno decreta un embargo interno contro il Kossovo. Alla fine di maggio viene attaccata la prima città, Decan. Quindicimila profughi si rifugiano in Albania, quasi quarantamila in altre città del Kossovo. La Nato svolge una serie di manovre per scoraggiare la violenza. A metà giugno Milosevic incontra il presidente russo Eltsin a Mosca, il quale scongiura un intervento della Nato. Sembra ripetersi lo scenario della guerra in Bosnia.
Gli attacchi serbi alla popolazione civile albanese continuano, anche l’Uck, seppur in misura minore, compie azioni contro i civili. Durante l’estate l’Uck avvia un’intensa attività di guerriglia in tutto il Kossovo. La reazione serba non si fa attendere e alla fine di settembre, il numero di albanesi vittime degli attacchi serbi ha superato il migliaio. Oltre 250 villaggi sono inabitabili, mentre più di 400.000 albanesi si sono rifugiati dove possono. La nonviolenza sembra aver esaurito la propria forza propulsiva e contenitiva allo stesso tempo, con l’apparizione pubblica degli aderenti all’Uck.
Il mediatore Holbrooke strappa a Milosevic, dopo tutta la serie dei tentennamenti della comunità internazionale che minaccia l’intervento armato, il ritiro nelle caserme della polizia serba e l’avvio di negoziati partendo dall’inammissibilità delle richieste kossovare di ottenere l’indipendenza. Una missione di 2.000 osservatori dell’Osce monitorerà le varie operazioni che dovranno portare alle elezioni del 1999, il rispetto dei diritti umani, il ritiro dell’esercito serbo nelle caserme e il ritorno dei profughi nelle proprie case.
• Il 15 gennaio del 1999, 45 civili albanesi vengono massacrati a Racak (strage contestata dai serbi che la considerano una montatura). I giorni successivi il procuratore del Tribunale penale internazionale, Louise Arbour, che indaga sul massacro, viene respinto alla frontiera serba. Le autorità di Belgrado ordinano l’espulsione del capo dei «verificatori» Osce William Walker che, recandosi sul posto, ha accusato le forze serbe di responsabilità del massacro. Il 29 gennaio i ministri degli esteri del Gruppo di contatto lanciano un’ultimatum politico ai governanti serbi e ai leader kossovari, per trovare un accordo sulla «sostanziale autonomia» del Kossovo. Il Gruppo di contatto convoca per il 6 febbraio a Rambouillet, vicino a Parigi, una Conferenza internazionale. I negoziati dovranno concludersi entro 7 giorni. Il 23 febbraio scaduto il nuovo ultimatum senza aver raggiunto un accordo, i ministri del Gruppo di contatto stilano la lista dei punti di accordo raggiunti che dovrebbe poi essere adottata quale punto di partenza di una nuova conferenza che si svolgerà a Parigi a partire dal 15 marzo. L’8 marzo i dirigenti militari dell’Uck autorizzano la firma dell’accordo di pace raggiunto a Rambouillet che la delegazione albanese firma il 18 marzo con l’accordo sull’autonomia del Kossovo, i serbi restano fermi sulla loro intransigenza. Il Gruppo di contatto sospende i lavori della Conferenza per alcuni giorni per concedere ai serbi di ritornare sulle loro decisioni. Il 23 marzo risultano fallite tutte le trattative e il 24 alle ore 20 la forza multinazionale sferra l’attacco sul territorio della Serbia. In Kossovo dopo il ritiro di tutti gli osservatori inteazionali i gruppi paramilitari serbi la fanno da padrona, numerose sono le stragi e l’espulsione di circa un milione di albanesi che si rifugiano per lo più in Albania, Macedonia ma anche Montenegro. Finalmente l’8 giugno viene raggiunto un accordo di pace: cessano i bombardamenti.
Il 18 giugno 1999 le forze Nato entrano in Kossovo e con loro rientrano anche i profughi albanesi. Parallelamente le forze di polizia e dell’esercito jugoslavo si ritirano fuori dai confini amministrativi del Kossovo.
Migliaia di serbi lasciano la regione, chi rimane subisce la vendetta. I serbi iniziano a vivere protetti dalle forze di sicurezza inteazionali. Viene insediata un’amministrazione internazionale Unmik che deve amministrare la regione passando gradualmente i poteri ad un’amministrazione locale fino alla definizione dello status del Kossovo.
In settembre l’Uck consegna ufficialmente le armi (anche se molti hanno dubbi sulla reale smilitarizzazione) e si trasforma in Tmk («Truppe di protezione del Kossovo») con compiti di protezione civile.
E dopo la guerra del 1999…
• 2000 – A ottobre il partito di Rugova, la Lega democratica, vince le elezioni amministrative.
• 2001 – A novembre si tengono le prime elezioni parlamentari. Vince il partito di Rugova.
• 2003 – Il 14 ottobre a Vienna primi colloqui tra Pristina e Belgrado dalla fine della guerra. Ma nel paese la situazione è ancora molto precaria con la comunità serba oggetto costantemente di violenze e di violazione dei diritti umani. Decine i serbi uccisi e feriti dalla fine della guerra.
• 2004 – A marzo ci sono disordini ed incidenti,
(a cura di Fabrizio Bettini)

Fabrizio Bettini

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