TOGOLa spesa dello stregone

In Africa occidentale le religioni tradizionali sono molto radicate. La cosmogonia è complessa e cambia per ogni etnia.
Divinità, curatori, oracoli e oggetti sacri di ogni tipo
mostrano una grande ricchezza e varietà di queste tradizioni.
Da profani, visitiamo un centro di vendita, rinomato in tutta la regione.

CCapitale ordinata e pulita, Lomé si apre come un ventaglio sul golfo di Guinea. La sua bellezza è nel litorale, le lunghe spiagge di sabbia chiara, punteggiate di palme. Il mercato centrale è colorato di frutta e vestiti della gente; le vie sono invase da banchetti di venditori di ogni genere, che indossano cappelli di paglia per ripararsi dal sole. Le auto cercano di passare in mezzo alla folla brulicante.
Prendiamo una delle grandi vie asfaltate che, a raggiera, portano fuori città. Cerchiamo il quartiere d’Akodessewa, verso nord-est. La strada taglia in due una laguna: il panorama è particolarmente bello. La gente è gentile e cerca di spiegarci come raggiungere la nostra meta.
Arriviamo al grande mercato di quartiere, ma non è quello che stiamo cercando. Un giovane ci si avvicina, incuriosito dagli stranieri. Ha un viso pulito, parla tranquillo in un francese stentato. Gli spieghiamo cosa stiamo cercando: «Il mercato dei fétiches, è qui?».

Stregoni africani

I féticheurs, coloro che utilizzano i fétiches, in una traduzione approssimativa, si potrebbero chiamare «stregoni». Mezzi medici e mezzi maghi, in Africa sono coloro che detengono l’arte dell’uso delle erbe, ma anche dei talismani, delle cure tradizionali e della capacità di parlare con gli spiriti. Alcuni sono più indovini, altri più curatori. È tramite loro che si tramanda la spiritualità degli antenati: in pratica i sacerdoti animisti.
Foiscono su richiesta i gris-gris, amuleti personalizzati, che hanno molteplici scopi: allontanano i malefici o esaltano le forze (nei diversi campi) di chi li possiede.
I fétiches (feticci) sono oggetti sacri che proteggono case o villaggi e comunicano direttamente con le divinità ancestrali, o meglio: ne sono la rappresentazione fisica. In questa regione ogni etnia (ce ne sono centinaia) ha il suo pantheon di spiriti, il proprio animale totem, i geni protettori e tutte hanno una sorprendente varietà di feticci.
Ci era stato detto che proprio a Lomé esiste una specie di supermercato degli stregoni, dove un «iniziato» può trovare tutti gli strumenti del mestiere, tutto ciò di cui ha bisogno per poter praticare.
Moise, il nostro nuovo amico, annuisce: «È qui vicino. Posso accompagnarvi io». Cammina lentamente, per la strada polverosa. Supera il grande mercato ed entra in profondità nel quartiere. Ad un tratto si apre un piccolo spiazzo, sul quale sono allineate file di bancarelle. Da lontano sembra un qualsiasi mercatino locale, ma appena ci avviciniamo notiamo che la mercanzia esposta non annovera pomodori e cipolle.
Vediamo file di gusci di tartarughe, con l’animale essiccato al suo interno, uccelli di tante specie diverse, anche loro imbalsamati, montagne di teschi bianchi che riflettono il sole…
Prima di riuscire ad avvicinarci, ecco che un ometto ci viene incontro e confabula con Moise. «Questo è il mercato dei fétiches di Akodessewa – annuncia solennemente dopo averci salutati -; qui è consuetudine, per gli stranieri, avere una guida». Naturalmente acconsentiamo: non bisogna mai andare contro le abitudini africane. E così siamo al secondo accompagnatore.

Supermercato dell’impossibile

Il signor Calixte Ganyehesson ci guida alla visita di questo mercato incredibile e talvolta raccapricciante. I banchetti, uno in fila all’altro sono colmi di teschi di scimmie, coa di animali vari, ratti squartati e sapientemente essiccati, rane e pesci gatto che hanno subìto una sorte simile. Ciuffi di peli e piume sono un po’ ovunque. Ma i pezzi più ricercati sono una grossa zampa di ippopotamo, con pelle e tutto il resto, quella di un elefante; un’intera testa di cavallo, teste di giaguaro con le fauci aperte. In un banchetto sono sovrapposte, con estremo ordine, decine di teste di coccodrillo di diversa dimensione.
«Tutte queste cose – spiega Calixte – sono materiali e ingredienti molto importanti per i curatori tradizionali e i féticheurs delle nostre parti. Solo qui si riesce a trovare tanta varietà. Ci sono pezzi, come quel teschio di elefante (e indica un ammasso di grosse ossa) che arrivano direttamente dalla Nigeria».
Andiamo avanti. I banchetti di grezze assi di legno qui li chiamano «stand» e portano delle insegne, dipinte a mano, con scritte del tipo: «Guedenon Christian, guérisseur en médicine traditionnelle, stand n. 11» (guaritore in medicina tradizionale). O ancora: «Herboriste – guérisseur, docteur en médicine traditionnelle»; oppure: «Terapeute traditionnel». Tutti accompagnati dal numero di stand, di telefono ed eventualmente di cellulare.
Tecnologia e tradizione convivono alla perfezione, come spesso accade oggi in Africa. Un po’ inquietante l’insegna con la scritta: «Membre de sciences occultes des forces vodous africaines»; in realtà, ci sembra preparata apposta per i turisti stranieri.

Dal Benin al mondo

Calixte ci spiega che tutti i venditori-curatori di questo mercato sono di origine beninese. Il Benin, paese confinante, è la culla di alcuni riti africani molto importanti, classificati come vudù ed esportati anche nelle Americhe, attraverso la tratta degli schiavi. Riti originari di queste zone e con molti tratti comuni oggi sono praticati in Brasile, Cuba, Haiti e altre isole dei Caraibi. Differenti riti vudù sono originari della Nigeria.
In un angolo vediamo alcuni scatoloni pieni di materiale appena arrivato e ancora da sistemare: pipistrelli secchi, camaleonti e uccelli di varia dimensione.
Il nostro accompagnatore ci mostra delle statuette di legno, alcune addobbate con piccole conchiglie cauris (pronuncia corì), un tempo moneta in tutta l’Africa occidentale e oggi strumento importante di veggenti e guaritori. Gettate a terra con un certo rito, esse permettono all’indovino esperto di leggere il futuro del cliente che gli sta davanti. Ce ne sono in gran quantità in tutti i mercati di questa regione.
«Sono semplici statue, non sono fétiches, ma potrebbero diventarlo con un rito» precisa Calixte. Sono anche esposte e ben allineate sculture in legno di organi maschili: «Servono per riti e cure contro l’impotenza» spiega il nostro accompagnatore.
In effetti, in questo supermercato dei curatori tradizionali, ogni pezzo, per quanto strano o truculento possa sembrare a un osservatore straniero (soprattutto se animalista), ha un significato e un utilizzo ben preciso. Il buon tradi-terapeuta o stregone, sa in che occasione dovrà usare il guscio di tartaruga, il dente di coccodrillo o la pelle di camaleonte.

Un amuleto per…

Per un non africano è difficile credere ad alcune pratiche di questi popoli. Eppure qui possono risultare molto importanti e molto «presenti» nello spirito della gente. Alcune persone sono iniziate, altre consultano il guaritore quando hanno piccoli o grandi problemi; altre ancora dicono e pensano di non crederci, ma in fondo quasi tutti ne sono influenzati.
Il nostro accompagnatore vuole farci vedere qualcosa di più. Ci porta in una baracca ai margini del mercato. «Qui – sostiene – se volete potete incontrare un féticheur. Si tratta del figlio di un grande, che ha ereditato alcuni poteri».
Entriamo nella piccola capanna fatta di bastoni di legno. È buio. Venendo da un ambiente con il sole splendente, le pupille dei nostri occhi impiegano qualche minuto prima di allargarsi. Finalmente riusciamo a vedere: davanti a noi, nell’angusto stanzino, compaiono statue di diverse dimensioni, alcune a due teste, altre con una sigaretta in bocca, altre immerse nella cenere o con piume che fuoriescono da orifizi. Il tutto ricoperto di una polvere che fa sembrare le cose più vecchie, in un’atmosfera misteriosa e mistica. Ci troviamo di fronte a un gruppo di veri fétiches.
Il giovane stregone ci propone degli amuleti. Degli oggetti che ci possono servire nella nostra vita quotidiana, ma che devono essere «benedetti» da lui, alla presenza dei fétiches. Un nocciolo di karité da mettere sotto il cuscino la notte serve per aumentare la memoria; una minuscola statuetta per avere un buon viaggio; un sacchettino di erbe da appendere al collo per essere protetti dal male; un altro oggetto per avere fortuna con il proprio amato.
Ogni gris-gris, posto in un guscio di tartaruga vuoto, subisce un rituale di fronte a un feticcio e con la partecipazione del destinatario. Ma attenzione, una volta a casa gli amuleti devono essere accuditi.
Il tutto, a noi scettici, sembra una sceneggiata per turisti. Di fatto è una procedura semplificata di quello che normalmente si fa con chi crede a questo tipo di riti. Il momento è comunque carico di solennità e capiamo che siamo in un contesto reale. Solo noi, stranieri a questa cultura, siamo l’unica cosa fuori posto. Anche questa è l’Africa e non deve essere banalizzata. •

Marco Bello