Egregio direttore,
il mondo affoga nella violenza. Di fronte ad essa spesso taciamo. Ma quante critiche per La Passione di Cristo di Mel Gibson! Proprio, come dice Isaia 52,14 e 53, 2-3, «molti si stupirono di Lui, tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto… Non ha apparenza né bellezza… uomo dei dolori… disprezzato e reietto… davanti al quale ci si copre la faccia».
Io ringrazio Gibson, perché mi ha consentito di alzare lo sguardo su Colui che ho trafitto:
– su Gesù, che «non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce» (Filippesi 2,6-8);
– su Cristo, che «patì per voi lasciandovi un esempio perché ne seguiate le orme… oltraggiato non rispondeva con oltraggi e soffrendo non minacciava vendetta… Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce perché, non vivendo più per i peccati, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti» (1 Pietro 2,21-25)…
Certamente anche lo spettatore non cristiano non potrà fare a meno di sentirsi fortemente interpellato da un uomo che, al culmine del proprio martirio, dall’alto della croce, dice: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Luca 23,34).
Per chi guarderà alle sofferenze di Cristo e al grande amore che queste rivelano, spero che si realizzi la profezia di Ezechiele 36,26-27: «Vi darò un cuore nuovo, metterò in voi uno Spirito nuovo; toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne».
Queste considerazioni sono condivise da familiari, amici e conoscenti che hanno visto il film. Invece mi stupisce che alcuni ecclesiastici e teologi abbiano tanto contestato la pellicola, non perfetta ma realistica, quando nella Via Crucis noi cattolici siamo invitati a ripetere: «Santa Madre, deh voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore!».
Ultima annotazione: Maria è resa ne La Passione di Cristo in modo stupendo. Intensi e più eloquenti di ogni parola i suoi sguardi di Madre e corredentrice.
Alcuni ecclesiastici e teologi non hanno contestato la passione-amore di Gesù Cristo, bensì la violenta «spettacolarizzazione» della sofferenza.
Mara Montagnani Tiddia