LETTERAFiglia… sua !

Carissimi missionari,
ho 23 anni e studio Scienze dell’educazione. Da quando vi conosco, la mia vita e fede sono completamente cambiate e rinnovate. Sono coinvolta nelle vostre attività in Italia, come socia di «Impegnarsi serve Onlus», e all’estero (due anni fa sono stata un mese in Tanzania).
La vostra rivista Missioni Consolata è meglio di qualsiasi telegiornale, perché parla dei problemi dimenticati dal mondo in modo «sconcertante», ossia veritiero. Grazie. Continuate così.
Ora mi trovo incinta al quarto mese di gravidanza e, da poche settimane, sento la mia creatura muoversi dentro di me… Dopo tante difficoltà iniziali (non sono sposata e non lavoro), sto incominciando ad essere grata di questo dono che Dio mi ha fatto. Anche il mio ragazzo, che sta per laurearsi, la pensa così… I padri Giordano Rigamonti e Daniel Bertea mi sono stati molto vicini in questo periodo difficile: a loro va tutta la mia riconoscenza.
Prima avevo dei dubbi circa il modo di conciliare l’impegno missionario e l’avere dei figli; ora, anche se il mio servizio si è naturalmente ridotto, sento che questo non è solo possibile, ma necessario.
Mi sento «figlia della Consolata» e il mio bambino è anche lui un fiore della Consolata!
Cari missionari, ricordate nella preghiera anche il mio bambino.

«Amo i bambini, dice Dio. Voglio che rassomigliate loro. Non amo i vecchi, dice Dio, a meno che siano ancora dei bambini. Così non voglio che i bambini nel mio Regno… Bambini storpi, gobbi, rugosi, bambini dalla barba bianca, ogni specie di bimbi che credete, ma bambini, solo bambini» (Michel Quoist).

Lettera firmata

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