Perché tanti convegni?
L’ufficio Pastorale Migranti (UPM) è un organismo costituito dall’arcivescovo di Torino, Severino Poletto, il 1° marzo 2001 in sostituzione del servizio «Migranti Caritas», per favorire l’evangelizzazione degli emigrati in casa nostra: così recita lo statuto. In verità l’UPM svolge molteplici attività in favore degli stranieri: accoglienza, informazione, consulenza, sostegno psicologico.
L’UPM collabora con la Regione Piemonte, la Provincia di Torino e i Comuni su progetti specifici, che possono essere cofinanziati. Partecipa a tre cornordinamenti: quello di Caritas e Migrantes nel nord Italia, quello della Caritas sulla «Tratta delle donne immigrate» (prostituzione) e quello europeo «Diritto di vivere in famiglia». Inoltre, in appoggio alla scuola pubblica, svolge corsi di lingua e cultura italiana e, con riguardo alla formazione professionale, si impegna a ricercare opportunità lavorative e a verificare gli inserimenti di donne, vittime della tratta, e di minori soli in tutela.
Ha progetti specifici per donne: ospitalità nottua e accoglienza in case di madri con bambini; lotta contro «la tratta femminile» per sfruttamento sessuale, sia locale che nazionale, con cammini formativi, iniziative di recupero, tutela e inserimento lavorativo in collaborazione con la compagnia San Paolo e la presidenza del Consiglio dei Ministri.
Nel 2001 l’UPM organizza il convegno «Da vittime a cittadine. Dall’illegalità alla cittadinanza», relativo ai problemi delle donne migranti, cadute nella «tratta».
Due anni dopo, il 15 marzo 2003, l’UPM promuove un nuovo convegno: «Le donne migranti si confrontano con la città». L’incontro può considerarsi una tappa successiva a quello del 2001, però con una novità significativa…
L’ Alma Mater è un Centro interculturale di donne, nato nel dicembre 1993 per l’impegno comune di alcune signore italiane e straniere e grazie al sostegno del Comune di Torino, della commissione regionale per «le pari opportunità» e di varie associazioni femminili. Il Centro è gestito dall’associazione «Alma Terra», costituita ad hoc. Si tratta di uno «spazio», dove l’accoglienza della migrante è al primo posto.
Il Centro è il frutto della progettualità e delle aspirazioni di innumerevoli donne che vi hanno lavorato per costruirlo e di molte persone che continuano a lavorarvi condividendo le responsabilità. Molteplici sono le attività e i servizi che mette a disposizione delle donne migranti e non.
Nel convegno del 2001 «Da vittime a cittadine. Dall’illegalità alla cittadinanza» le destinatarie sono state le donne migranti, in particolare africane, vittime della «tratta». Il convegno ha parlato di loro con studiosi ed esperti. Si sono riportati dati quantitativi e qualitativi sui percorsi di «uscita» e sugli «inserimenti lavorativi». Ma al tavolo dei relatori le donne straniere non c’erano. C’erano solo persone delle istituzioni pubbliche e associazioni del volontariato italiano.
È stato espresso un certo rammarico sulla mancata visibilità, a quel convegno, delle donne immigrate.
Ecco quindi il proposito di un nuovo incontro, realizzato nel 2003, dove le donne migranti hanno potuto parlare direttamente di sé, delle loro esigenze e difficoltà, delle loro aspettative e progetti. C’è stato anche un confronto-dibattito con le donne «della città»: le donne delle istituzioni locali, delle associazioni imprenditoriali, del terzo settore e dell’associazionismo… per favorire la conoscenza tra donne di provenienze e storie diverse, ma tutte operanti a Torino.
L’auspicio è di continuare, sul territorio, il dibattito sull’accoglienza, il lavoro, la casa, i servizi, l’integrazione sociale e culturale.
La finalità è di pervenire a una convivenza migliore, più solidale, più consapevole dei reciproci diritti e doveri, più rispettosa dell’identità e delle competenze di ciascuna: premessa necessaria per una società più giusta e per una cultura di pace.
Il presente dossier rilancia i contenuti del convegno di Torino del 2003: contenuti comuni ormai a tutte le città d’Italia.
Antonella Pavan
Antonella Pavan