IL MONDO VISTO DA GIU’I telefonini in Africa

Il telefonino conquista l’Africa

Dalla metà degli anni ’90, anche nei paesi più poveri dell’Africa arriva il telefono cellulare. Il boom si ha a fine decennio, con il Gsm e schede prepagate. In paesi dove le linee fisse sono poche, a causa delle grandi distanze o mancanza di infrastrutture, il telefonino risolve non pochi problemi di comunicazione.
Nelle città africane spuntano ovunque rivenditori di apparecchi e accessori, pubblicità culturalmente «integrate», come l’offerta ramadan o tabaski (vendite promozionali durante le maggiori feste islamiche, oltre che cristiane, e civili, come san Valentino) e dappertutto persone con il minuscolo apparecchio che squilla o appeso al collo.
Anche nelle zone rurali che hanno la fortuna di essere «illuminate» dalle onde elettromagnetiche, qualcuno riesce a permettersi l’aspirato gingillo. Così capita che il contadino burkinabé oltre all’inseparabile dabà (zappa), mostri il suo Nokia di seconda mano, acquistato al mercato della città più vicina.
Il telefonino è subito uno status symbol; ma diventa presto una soluzione tecnicamente vantaggiosa, spesso molto utile, secondo alcuni, oggi, «imprescindibile». L’impatto sulla vita della gente, però, non sempre è positivo e alcuni usi culturali, come i lunghi saluti prima di iniziare ogni discorso, si riducono drasticamente a causa dei costi.

L a gente non sembra vedere troppo i lati negativi. Abbiamo ascoltato alcuni cittadini del Burkina Faso, dove sono presenti tre operatori: uno statale e due privati. Il signor Sanou, insegnante, afferma che il telefonino «permette a noi funzionari di trattare questioni amministrative ed entrare in contatto con i colleghi per avere delle informazioni in modo molto rapido», il che sembrerebbe molto importante per il suo mestiere. Boukary, pompista in una stazione di benzina, vede un’utilità economica: «Mi permette di spostarmi di meno. Basta una chiamata per annullare o confermare un appuntamento, così non spreco la benzina del motorino».
Tutti ritengono un vantaggio il fatto di essere ovunque raggiungibili, ma occorre essere in una zona coperta. Spesso tali coperture, in Africa, sono limitate alle città principali, loro dintorni e alcuni assi stradali del paese.
«Con il fisso però – dice Etienne, tecnico di una radio – spesso si perdono le comunicazioni perché, sei fuori ufficio, chi risponde al tuo posto non ti trasmette il messaggio». Di fatto, il telefono fisso non è molto diffuso nelle case burkinabé, neanche nella capitale, ma è piuttosto un oggetto da ufficio.
Etienne mette in luce un altro aspetto, più sociale e curioso: «Molti si dicono uomini d’affari e sostengono di usare il cellulare per questioni di lavoro. Capita, invece, che si usi per questioni più losche. Ad esempio, alcuni non sono d’accordo che una donna abbia il cellulare perché pensano che in questo modo possa dare il suo numero a uomini che poi la infastidiscono… Per questo ci sono uomini e donne che non rispondono a chiamate in presenza del proprio consorte. Vi lascio immaginare perché».
«È uno strumento molto utile – ribadisce Urbain Ouedraogo, direttore di banca -. Sul piano sociale mi permette di essere in comunicazione con i miei cari, la famiglia, gli amici: la comunicazione è molto importante nella vita di un uomo. Non c’è nulla di più pericoloso di quando ti trovi isolato e lontano dai tuoi».
E sul piano economico? «Naturalmente il cellulare è caro, soprattutto se consideriamo il potere d’acquisto di un burkinabé medio. Ma è anche vero che ti permette di risparmiare su certi spostamenti e anche i rischi connessi. A volte siamo in centro città, stressati, abbiamo fretta e dobbiamo fare molte cose in poco tempo. Con il telefono mobile riusciamo a risolvere molti problemi senza rischi e magari risparmiando».

E ppure mantenere un cellulare è caro, soprattutto per un giovane. L’acquisto è abbordabile, le promozioni sono fatte per questo: con 50 mila franchi cfa (75 euro) si ha l’apparecchio; l’abbonamento è di 5 mila franchi. Ma uno stipendio medio alto in Burkina Faso è di circa 100 mila franchi al mese.
Per evitare problemi con clienti insolventi, qui si utilizza unicamente il metodo della scheda prepagata da 5 mila cfa, che ha però la scadenza di un mese. Per risparmiare, ci si fa chiamare sul cellulare dai telefoni fissi delle cabine pubbliche o da quelli degli uffici, che alla fine del mese si vedono arrivare bollette gonfiate.
«Mantenere il telefonino costa dai 60 ai 100 mila franchi all’anno – calcola Constantin Dabire, impiegato -, una spesa insostenibile per uno studente».
Constantin s’interroga anche sugli effetti per la salute: «Sembra che possa avere effetti perversi, come il cancro, e ogni tanto alla televisione cercano di spiegare questi inconvenienti».
Un altro fatto che lo disturba è l’uso incontrollato: «La gente abusa del telefono: nelle riunioni ce n’è sempre qualcuno che suona. Saper spegnere il proprio cellulare penso sia una questione di rispetto e di convivenza».

I l telefonino ha portato nuovi mestieri: i venditori di schede telefoniche affollano ogni incrocio delle città; molti si lanciano nella vendita di accessori (batterie usa e getta, auricolari, gusci colorati e apparecchi), come ambulanti o in piccoli chioschi ai bordi delle strade. Altri mestieri (tassista, elettricista, commercianti dell’economia informale) sono diventati più dinamici.
Molti dicono che il cellulare in Africa sta creando una «rivoluzione silenziosa»; sarà anche motore di sviluppo?
Jean Victor Ouedraogo
e Marco Bello

Marco Bello e Jean Victor Ouodreago

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