Il compito in classe di Federico

Ho letto «Il compito in classe di Federico», terza media (Missioni Consolata, marzo 2004). Avete fatto bene a pubblicarlo. Così ci si rende conto del complesso quadro culturale entro cui un ragazzo è costretto a navigare.
Se le cose scritte da Federico le ha imparate a scuola, è un dramma. Spero di no. È più probabile che abbia assimilato ciò che ha sentito in televisione o al bar. Niente di nuovo: l’America cattiva, Berlusconi mafioso (non sono un elettore del centrodestra)… La sintesi, cioè, delle prediche dei Caruso, Agnoletto, Pecoraro Scanio, Bertinotti, ecc. Anche il nome di Giulio Cesare non vorrei che l’avesse sentito in televisione, anziché averlo letto in qualche pagina di storia.
Fossi il genitore di Federico, me ne preoccuperei.
Angelino Deriu – Bussero (MI)

I genitori di Federico sono preoccupati anche e soprattutto dei contenuti della scuola e del giudizio di qualche insegnante.

Q uando sono nata (nel 1925) mia mamma, devota alla Vergine, mi aveva consacrata alla Consolata.
Nella mia vita sono sempre stata anch’io molto devota alla Consolata. Ogni volta che vado a Torino non manco di confessarmi e comunicarmi al Suo santuario e cerco di contribuire al sostegno delle missioni.
Da quando so leggere seguo le vostre pubblicazioni, che da modesto bollettino sono divenute lussuose riviste. Stavo leggendo il numero di marzo, quando sono sobbalzata sulla sedia: avevo letto le prime righe di «Il compito in classe di Federico».
Ho sfogliato indietro la rivista sino alla prima pagina, credendo di aver preso, per sbaglio, il Manifesto. No, era proprio Missioni Consolata! Ma è possibile – mi son detta – che la redazione di una rivista, che dovrebbe occuparsi di missioni cattoliche, possa cadere nella trappola di un povero studente di terza media?… Ma la rivista era tanto conscia di ciò che stava per pubblicare che ha dato al pezzo adeguata visibilità tipografica.
Ho finito di leggere il bel compitino, con i giudizi (tutto considerato) positivi sia dell’insegnante che della redazione. Ho poi letto la lettera sottostante, di un sedicente dott. Torre, su quel sant’uomo di Fidel Castro. E non mi occorre altro per capire tutto…
Certo: voi siete liberi di pubblicare quello che vi pare ed io sono libera di sospendere il mio contributo alle missioni… Ma il mio pensiero va ai tanti vostri missionari che, nel mondo, diffondono la parola di Dio. Mentre alcuni (pochi) confratelli, nel comodo rifugio di Torino, diffondono la parola di Agnoletto e Cesarini.
Nella mia preghiera d’ogni sera pregherò la Madonna Consolata di illuminare le menti di questi poveretti, che usano il Suo nome per scopi molto terreni e che, con le missioni, non hanno molto a che fare.
Pace e bene.
Mirella Carle – Genova

Signora Mirella, grazie delle preghiere. Abbiamo bisogno estremo dell’illuminazione dello Spirito Santo per intellegere, ossia «leggere dentro», superare i pregiudizi, andare al di là dei luoghi comuni.
Missioni Consolata pubblica tutte le lettere, alle quali risponde con «sì», «no», «distinguo», invitando al dialogo, alla moderazione e riproponendo il quesito evangelico «che ve ne pare?» (cfr. Mt 21, 28). Così per il «compito» di Federico e l’intervento del dottor Giuseppe Torre. La rivista ha pubblicato anche lettere anonime, velenose e ricattatorie, che ci fanno il processo alle intenzioni appellandosi alla… Consolata.
Ci viene in mente un certo Vittorio De Beardi, che nel marzo 1990 scrisse: «La rivista mi interessa quasi unicamente per verificare la profonda degenerazione di tante istituzioni della chiesa, gestite da incoscienti o da perversi come voi».

Angelino Deriu, Mirella Carle

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