N on sono un credente, non ho il dono della fede. In più, diffido del nostro spirito missionario. La maggior parte delle missioni cattoliche nel mondo mi sembrano viziate da un concetto di fondo: offrono medicine, assistenza, lavoro a gente che non può rifiutare un dono così grande; ma in cambio chiedono ai beneficati di rinunciare a un pezzo importante della loro identità, alle loro credenze, al loro modo di rapportarsi con la spiritualità, con la natura difficile che li circonda.
Le missioni cattoliche, in fin dei conti, offrono aiuto, anche coraggiosamente (a volte), e però vogliono in cambio qualcosa che non si dovrebbe mai chiedere: una parte irrinunciabile della personalità degli assistiti.
Detto questo, per sgombrare il campo da ogni possibile equivoco, consiglio a tutti una lettura straordinaria: il numero di Missioni Consolata, interamente dedicato alle guerre nel mondo. Ecco il conflitto iracheno, che vediamo con una lente inevitabilmente distorta (la nostra), ecco i conflitti che ci siamo dimenticati, di cui non abbiamo mai letto una riga, di cui continuiamo ad essere poco informati e, nel mio caso, a capire poco.
C’è anche un sito www.missioniconsolata.it dove si possono trovare cose interessanti nell’archivio. Però il numero sulla guerra bisogna comprarselo o farselo spedire. Non è solo ben fatto e interessante; è anche un esempio di buon giornalismo, e in giro ce n’è rimasto poco.
Marco Bettini