Idiozie e idioti

Spettabile redazione,

da tempo ho modo di apprezzare il vostro lavoro, ma lo stimolo per dirvelo mi viene dall’articolo di Giulietto Chiesa su Missioni Consolata, settembre 2003. A lui e a voi va la mia solidarietà.

Condivido ogni riga di Chiesa (insegno storia e qualcosa ne so), ne dico bene e benedico la sua semplice, lineare lucidità e obiettività. Forse Giulietto non voleva concludere amaramente la sua pagina, ma l’epilogo coerente con l’articolo non sembra essere l’ottimistica constatazione che «l’Italia di oggi sia ben migliore di quella delle leggi razziste e di quella del 1939».

Oggi l’Italia dovrebbe essere migliore, proprio perché è passata attraverso le cose di allora e non ci si può più nascondere dietro l’ingenuità della prima volta. I fatti del ’39 si mostravano da prima, e si mostrano oggi. Ma al presente c’è una rabbiosa, pericolosa voglia di rivincita verso «la cultura che ha imposto la sua egemonia dal dopoguerra a oggi», e che ha impedito che si potessero dire idiozie come quelle del signore di Perugia.

Ben venga quell’egemonia culturale! Peccato, invece, che tale cultura non sia riuscita a divenire patrimonio genetico degli italiani. L’Italia qualunquista, impolitica e fascistella sta rialzando la testa? Forse non siamo migliori di allora. E spiace constatare che ciò avvenga anche tra i lettori di una rivista come la vostra: il che lascia supporre si tratti di gente anche caritatevole e pronta a spandere lacrime sui negretti malnutriti, ma non un pensiero sulle cause e sui possibili rimedi, che sono (e sono!) economici e politici, non estemporanei e caritatevoli. Per non parlare del vangelo.

Ma di questo non sempre si parla negli ambienti cattolici.

Tutti possiamo incappare in qualche idiozia, ma nessuno è idiota.

Claudio Belloni

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