Cari Amici italiani noi vi scriviamo…

Questo dossier nasce grazie alla sensibilità e disponibilità della redazione di Missioni Consolata e ha due intenti:

1) Non dimenticare quei bambini che, essendo nati dalla parte bollata come «cattiva», negli ultimi dieci anni di guerre «umanitarie» e ormai infinite, non hanno mai ricevuto dai vari organismi e Ong inteazionali, che una solidarietà infinitamente ridotta, spesso sottoposta a precise clausole discriminanti.
L’Associazione «Sos Jugoslavia» ha fatto fin da subito una scelta precisa: aiutare e solidarizzare, senza guardare il luogo di nascita, con i bambini serbi e jugoslavi, perché bombardati dalla Nato e per anni sottoposti a embarghi e sanzioni, armi di devastazione e annichilimento di popoli e genti, in particolare di bambini e anziani.

2) Facendo parlare e testimoniare questi bambini, forse per la prima volta in Italia, e tramite le loro storie e speranze, fare un’opera di sensibilizzazione e sostegno ai progetti di solidarietà con alcune realtà di bambini in Serbia e in Kosovo Methoija.

N ei nostri periodici viaggi di solidarietà, abbiamo raccolto brani di lettere, poesie, pensieri, disegni, che ci trasmettono sentimenti, sofferenze e desideri più profondi di questi bambini. Le presentiamo con una sintetica descrizione delle realtà sociali in cui vivono quotidianamente.

Sono tre realtà che rappresentano lo spaccato sociale, simbolo della odiea società serba ed ex jugoslava del dopoguerra. E sono anche le realtà dove la nostra Associazione ha tre dei suoi progetti di solidarietà:
– quella dei figli dei lavoratori disoccupati della Zastava;
– quella dei bambini profughi dal Kosovo Methoija;
– quella dei bambini assediati nelle enclavi serbe dello stesso Kosovo Methoija.

La scelta di privilegiare l’impegno verso i bambini è legato a dati di fatto: essi rappresentano l’anello più debole e indifeso degli eventi, quindi i più bisognosi; in essi vive una potenzialità costruttiva positiva; soprattutto i bambini rappresentano in ogni società la speranza ed il futuro.

Per quei paesi e popoli che hanno vissuto e vivono sulla loro pelle cosa significano guerre «umanitarie», proiettili democratici all’uranio impoverito e terapie di miglioramenti sociali, fondati su bombardamenti dei civili per motivi «etici», la necessità di ritrovare anche solo un brandello che possano ridare frammenti di speranza in un futuro migliore, in un mondo più giusto e di pace per tutti, passa necessariamente attraverso le generazioni che devono venire; e i bambini, anche nelle situazioni più drammatiche e di miseria, rappresentano e sono gioia e sorrisi in ogni famiglia.
E per fermare i mercanti di morte e i propugnatori delle guerre «infinite», sarà necessario un forte protagonismo e coinvolgimento delle nuove generazioni, anche e soprattutto nel nostro paese.

Enrico Vigna

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