“Tracotante e “minaccioso”

Egregio direttore,
sono un lettore (non abbonato) di Missioni Consolata. Più volte mi sono trovato in disaccordo con certe scelte editoriali piuttosto indigeste: ad esempio, il dossier sul G8 di Genova di due anni orsono; oppure alcuni articoli un po’ troppo turistici, pubblicati ultimamente.
Per il resto la rivista è molto interessante, grazie ai temi sociali ben argomentati ed all’approfondito esame del mondo missionario, al quale dedicherei più spazio. Inoltre (appuntamento imperdibile) le lettere nella rubrica «Cari missionari».
Ma, leggendo Missioni Consolata di maggio, mi sono arrabbiato a causa dello scritto tracotante e minaccioso di Luigi Fressoia, il cui «credo» così si condensa: io ho 2.000 euro in tasca ogni mese e… chi se ne fotte di quanto mi sta intorno! (Direttore, mi scuso con lei e con i lettori, ma la prego di pubblicare l’espressione, perché è l’unica che renda correttamente il senso).
Il Fressoia evidentemente non legge la rivista. Non legge gli articoli sull’ambiente soprattutto: gli scritti di Silvia Battaglia non sono politici o propagandistici. Troppo facile dare del comunista a Giulietto Chiesa senza approfondie i contenuti. Tutti siamo anticomunisti.
Fressoia, invece, si riempie la bocca di slogan ed insulti, senza spiegare perché a lui questo mondo piaccia così tanto, con i suoi morti di fame e le sue ingiustizie. Già, dimenticavo! Lui ha in tasca 2.000 euro al mese…
Non polemizzo ulteriormente. Questo mio sfogo nasce dalla sensazione di sentirmi profondamente e personalmente offeso dalle parole del vostro abbonato. Insultando voi, mi sento insultato anch’io.
Esprimo piena solidarietà a lei, ai redattori, ai collaboratori e ai missionari che lavorano per la rivista.

Il dissenso da Missioni Consolata è legittimo, anzi doveroso. La nostra charta magna ci ammonisce: «Guai a voi, quando tutti vi loderanno!» (Lc 6, 26). Tuttavia il signor Martonello ha ragione: il dissenso deve essere motivato con fatti. Un’altra considerazione: Missioni Consolata conta 72-76 pagine e va giudicata in base ad esse, nel loro insieme.

Roberto Martonello




Una delle voci più indipendenti

Spettabile redazione,
spero tanto di poter leggere ancora qualche articolo di Giulietto Chiesa tra le pagine di Missioni Consolata.

Giuliano




L’onestà non è di parte

Cari missionari,
a volte chi afferma la ricchezza dell’incontro con l’altro si sente solo. Però è importante trovarsi a fianco di religiosi che, ogni giorno, impegnano vita e fatica per vivere coi più deboli e affermare che anche l’informazione è importante, tanto che non si può lasciarla in mano a chi vuole solo servire i propri interessi. Grazie
Avete il coraggio di dare spazio ai pensieri mai banali, sempre disinteressati, di una persona onesta, che aiuta ad aprire gli occhi su tanti inganni del sistema mediatico: Giulietto Chiesa.
È di sinistra? E con ciò? Ognuno ha simpatia per una parte piuttosto che per l’altra, ma l’onestà non è di parte. I nostri occhi ed orecchi, se si arrischiano ad approfondire, possono riconoscere l’onestà di un viso e una voce anche al di là del pregiudizio per un’appartenenza.
Grazie. Voi missionari vi giocate la vita per un sogno e lo trasformate in vita. Fatecelo sapere… Ci sono in giro tanti occhi e tanti orecchi stanchi di superficie, assetati di verità e profondità.

Saremo sempre all’altezza del compito cui la lettrice ci chiama?

Daniela




Mercanti di salvezza

In questo numero iniziamo una nuova rubrica: «al supermercato delle religioni, viaggio-inchiesta tra i “nuovi” culti». Si tratta di un fenomeno allarmante anche per la società civile: governi di vari paesi europei (Francia, Belgio, Italia…) hanno censito il numero delle cosiddette «nuove religioni» e stilato rapporti sulla loro attività, da quando alcune di esse sono venute alla ribalta con gesti di suicidi collettivi o gravi violazioni delle leggi
Esse costituiscono una sfida per le chiese cristiane, per quella cattolica in particolare: non è un mistero il fatto che molti movimenti religiosi, fortemente ultraconservatori e integralisti, sono sovvenzionati dal governo americano, per contrastare l’attività che la chiesa svolge in difesa della giustizia e dei diritti umani nei paesi in via di sviluppo.

Nel mondo, secondo lo specialista americano Gordon Melton, tali gruppi sono circa 20 mila; la loro espansione interessa principalmente l’America Latina e l’Est. Ma anche in Italia, oggi, alcuni parlano di «invasione delle sètte»; altri di «invasioni di sigle». Il numero di adepti, infatti, rimane relativamente stabile e ridotto; ogni giorno nascono nuovi gruppi; ma altrettanti scompaiono.

Psicologi e sociologi spiegano che tale fenomeno emerge soprattutto nei periodi di crisi e transizione, come quella che stiamo vivendo. Da una parte, secolarizzazione della società, avvento dell’individualismo, massificazione e globalizzazione, fallimento delle ideologie… provocano il bisogno di sicurezza e salvezza, ricerca di significato per la propria esistenza, anelito a una società differente da quella attuale.
Dall’altra, nonostante il grido di Nietzsche: «Dio è morto», l’uomo è per natura religioso e la religione è una dimensione necessaria nella vita. Da qui il pullulare di movimenti, gruppi, logge, magia bianca e nera, religioni occulte ed esoteriche, riti diabolici: un mercato di salvezza per tutti i gusti, dove fioriscono commistioni, sincretismi, innovazioni, insieme al pullulare di truffatori di ogni genere, che lucrano sulla religiosità.

Non vogliamo fare di ogni erba un fascio, tanto meno scatenare una caccia alle streghe. Ma è chiaro che gli aneliti religiosi si intrecciano con interessi economici. Nostro scopo è fare chiarezza sulla natura e i comportamenti di certi gruppi religiosi e aiutare a non cadere nelle loro trappole, dalle quali, una volta scattate, non è facile liberarsi. Alcune «sètte» o «sigle», adoperano tecniche subdole e raffinate, desunte dalle modee scienze umane, che sfociano in autentici lavaggi del cervello, fino a far perdere la propria identità.

Non esiste un vaccino, ma ci sono medicine preventive. La prima è l’informazione: anche in questo caso vale il detto «se le conosci, le eviti»; un’informazione che, nel rispetto della libertà di coscienza e delle scelte personali, stimoli uno spirito critico più autentico e costruttivo.
In questo caso entra in gioco un secondo antidoto: approfondire la conoscenza della propria fede. La maggioranza di coloro che passano dalla chiesa cattolica a una «nuova» o altra religione, non ha mai gustato la bellezza di Cristo e del suo vangelo.

Anche il cristianesimo, quando cominciò ad affermarsi, fu considerato da ebrei e pagani alla stregua di una «sètta». I romani lo definirono «superstizione nuova e malefica», finché gli scrittori cristiani dimostrarono il contrario con vigore ed efficacia: i valori del vangelo fanno parte dell’anima umana, rispondono alle sue più profonde aspirazioni e si trovano, come «semi del Verbo», in tutte le tendenze culturali e religiose dell’umanità. Semi che hanno bisogno di diventare fiori e frutti di autentica felicità.
Da qui un terzo antidoto: tradurre la fede in testimonianza di vita e impegno missionario: anche in questo caso vale l’ammonimento di Giovanni Paolo II: «La fede la si accresce donandola».
Benedetto Bellesi

Benedetto Bellesi