«Se devo andare all’inferno…»

Gentile direttore,
non mi dilungo sul fatto
che la chiesa ormai parli
come Bertinotti o Agnoletto
e che ci sia un antiamericanismo
diffuso, anzi
un antioccidentalismo,
che ricorda nei toni la santa
inquisizione.
So che in questo momento
divento razzista,
fascista e guerrafondaia;
però mi permetto di contestare
l’articolo del vescovo
Robert Bowman
(Missioni Consolata, aprile
2003). Egli accusa l’America
(e Bush in particolare)
di aver mentito sul
terrorismo, che secondo
lui sarebbe la risposta ad
una serie di soprusi americani.
Io vorrei che si riflettesse
su un fatto: se è vero
che il terrorismo è solo la
risposta ad un sopruso,
come mai anche il santo
padre viaggia con una
macchina blindata?
I casi sono due: o la teoria
del vescovo è sbagliata,
oppure si deve pensare
che la chiesa non si è comportata
meglio degli Stati
Uniti (forse perché i preti
pedofili sono stati vergognosamente
protetti proprio
negli Stati Uniti, e,
quando si parla di Palestina,
ricordo una crisi tra il
Vaticano e la città di Nazaret
per la costruzione di
una moschea).
Io propendo per la prima
ipotesi, perché, come
non si possono dare ai genitori
le colpe di un figlio
omicida, così non si può
giustificare facilmente il
terrorismo, il quale ha
molte origini.
Se è vero che il terrorismo
è la ribellione per i
torti subiti, bisognerebbe
studiare di più la storia
mediorientale per rendersi
conto che, prima degli
Stati Uniti, molti torti furono
stati fatti alle popolazioni
locali: prima dai
crociati cristiani, poi dai
turchi, poi ancora da vari
imam musulmani che
hanno approfittato dell’occasione
per avere più
potere.
Io non so dare una risposta
al perché del terrorismo,
né a tutti i guai del
mondo; però noto nelle
stesse parole di Bowman
un pregio della civiltà occidentale:
quello di saper
criticare se stessa.
Non credo che il pacifismo
esasperato di questi
giorni sia la soluzione: il
mondo non è ancora
pronto per una società
senza guerre; la pace la si
deve costruire giorno per
giorno con la buona volontà,
con l’interessamento
per gli altri (a partire
dal vicino di casa, prima
che dell’Iraq), evitando
accuse e toni aggressivi
che creano solo divisione.
Quante persone ho visto
litigare in questi giorni e
quante amicizie rovinate!
Non credo che, così facendo,
siamo nel giusto.
Mi scusi, direttore, per
lo sfogo, ma, se devo andare
all’inferno per non aver
condannato totalmente
la guerra, non avrò almeno
il peccato di aver
mentito sul mio pensiero.
Creda: neanche a me piace
vedere vittime innocenti,
ma forse cinicamente
penso che i 1.000 morti
per la guerra in Iraq siano
meno peggio dei 10.000
uccisi ogni anno da Saddam
Hussein.

1. Sul terrorismo (che il
papa condanna) la signora
Donatella ci pare in
sintonia con lo stesso
Bowman: entrambi infatti
invitano a riflettere sulle
cause che lo scatenano.
2. Un pregio della civiltà
occidentale (ma
non solo) è certamente
quello di sapersi criticare…
E pregevoli siamo
anche tutti noi se facciamo
altrettanto, stimolati
magari da qualche «profeta».
3. All’inferno o in paradiso
non si va per le idee,
ma per i propri
comportamenti. Gesù
direbbe: «Non tutti
quelli che dicono “Signore,
Signore!” entreranno
nel regno di Dio,
ma solo chi farà la volontà
del Padre mio che
è in cielo» (Mt 7, 21). Ma
è pure doveroso ricordare
che le idee spesso determinano
i comportamenti,
perché hanno mani
e piedi (Hegel).

Donatella Carpignano

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