Egregio direttore,
ho sott’occhio Missioni
Consolata di marzo e mi
sorprende che, tra i paesi
«in cui la rivista ci porta»,
siano esclusi Stati Uniti,
Gran Bretagna e Iraq, dove
in queste settimane si è
decisa una guerra sanguinosa
e disumana. Mi pare
che il papa abbia parlato
chiaro, mentre gli uomini
che credono nella pace
hanno fatto di tutto per
criticare questa «guerra
criminale».
Come mai Missioni
Consolata non ha dedicato
qualche pagina PER DISSENTIRE
DA UN CONFLITTO
che, a detta di padre Giulio
Albanese, «fa schifo»?
Il missionario ha condannato
la decisione di Bush.
Bush e Blair si stanno
comportando da invasori
violenti e senza scrupoli,
che non hanno ascoltato
l’opinione pubblica mondiale
(schierata contro la
guerra); se ne sono fatti
un baffo dell’Onu pur di
andare avanti nel loro disegno
di distruzione di
città e persone. Chi (oltre
Saddam) ha sulla coscienza
le morti strazianti di innocenti
(donne e bambini)
se non questi due capi
di governo? Come si può
tacere di fronte alla testardaggine
nel perseguire una
guerra preparata a puntino
e che, inevitabilmente,
farà scempio di
innocenti?
Come può il Signore benedire
nazioni che, democraticamente
rette, prendono
decisioni per nulla
democratiche, anzi contro
il popolo e i poveri?
Mi pare che la cultura
cattolica abbia perso l’occasione
per condannare
senza mezzi termini una
soluzione (la guerra) che,
negli ultimi tempi, è stata
esecrata da tutti i papi (da
Pio XII a Giovanni
XXIII, fino all’attuale
pontefice). Quanti nostri
governanti (parlo della
maggioranza, che governa)
hanno nettamente ripudiato
la guerra e i suoi
facilmente immaginabili
orrori? Qualcuno, molto
in alto, trova il tempo per
scherzare, scheire e insultare
l’opposizione. Che
miseria!
Missioni Consolata ha
stigmatizzato la guerra in
Iraq già tre mesi prima
che scoppiasse (cfr. il dossier
di dicembre 2002).
Anche la stampa cattolica
non è stata zitta, come dimostra
un nostro articolo
del mese scorso. In aprile, scrivevamo: «Mai gli
uni contro gli altri. Mai
[ricorrere] al terrorismo
e alla logica di guerra».
Le nostre posizioni sono
tanto chiare e forti
che ci hanno criticato.
Ambrogio Vismara