Natale a Mogadiscio

Cari amici,
il natale 2002 è stato davvero
speciale. L’ho trascorso
nel «Villaggio Sos»
di Mogadiscio, con alcune
missionarie della Consolata.
È un’oasi di pace nella
lotta, un piccolo paradiso
circondato dall’inferno.
Qui hanno trovato rifugio
anche orfani di guerra e,
nel vicino ospedale, vengono
curati malati che
non saprebbero dove andare
altrove.
La mattina di natale,
mentre la vita in città procedeva
come sempre (il
paese è musulmano), le
suore hanno avuto una visita
inattesa. Alle porte
della comunità cattolica
(l’unica in Somalia) è
comparso Abdiqasim Salad
Hasan, presidente incaricato
del governo di
transizione.
Il presidente ha detto di
aver scelto il natale di Gesù,
un profeta tenuto in
grande considerazione dai
musulmani, per rendere
omaggio alle missionarie
della Consolata che hanno
lavorato nel paese per tutti
questi anni, senza interruzione,
neanche nei momenti
più duri della guerra
civile. Un impegno di
dedizione alla gente, che
ha attirato su queste donne
l’affetto di tutta la popolazione,
anche islamica.
Per esempio, quando fu
rapita suor Marzia, tutti
gli abitanti di Mogadiscio
si riversarono sulle strade
per chiedere che venisse
immediatamente liberata,
come poi accadde. Nella
capitale tutti ricordano
l’episodio, e lo stesso Abdiqasim
l’ha citato.
Davanti alla gente che si
accalcava di fronte alla casa
delle missionarie, il
presidente ha detto che,
nella nuova Somalia, ci
sarà sempre posto per la
chiesa cattolica. Un bel
dono natalizio alla comunità
della Consolata.
Il discorso del presidente,
trasmesso per radio e
televisione, è stato diffuso
in tutta Mogadiscio e in
gran parte dei territori vicini.
È stato un discorso
che sollecita il dialogo e la
collaborazione per il bene
comune tra persone di religioni
diverse.
Le missionarie in Somalia
continuano a pregare e
lavorare, affinché il paese
sia ricostruito, per il bene
di tutti, sulle fondamenta
della riconciliazione e della
pace.

Da anni il paese è in
preda all’anarchia, diviso
in tre stati: Somaliland,
Puntland e Somalia. Ma
il 27 ottobre 2002 a Eldoret
(Kenya) «i signori
della guerra» hanno sottoscritto
un fragile accordo
per il «cessate il fuoco». Però è un passo verso
la direzione giusta.

p. Vincenzo Salemi

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