Voci fuori del coro
Caro direttore,
esprimo il mio apprezzamento
per gli articoli di
PAOLO MOIOLA e per la
posizione assunta da Missioni
Consolata (cui i miei
genitori sono abbonati)
sugli avvenimenti di Genova
e New York: una posizione
aperta a più voci,
equilibrata; equilibrata
proprio perché a più voci.
Sono stato in Kenya
con l’associazione di p.
Giordano Rigamonti
«Impegnarsi serve». Mi
ha colpito ciò che ho visto
e quanto mi hanno raccontato
i missionari della
Consolata e i volontari
sulla situazione sociale
del paese, simile a quella
di tanti altri stati subsahariani.
Tornato a casa, ho cercato
una risposta alla fastidiosa
domanda: «c’è un
legame tra la miseria e
l’ingiustizia in cui vivono
tanti popoli e il nostro benessere?
». Ho trovato
delle risposte (parziali,
certo, ma convincenti) negli
interventi di padre Zanotelli
e di altri cattolici
(vescovi, teologi e «semplici
» laici) che cantano
«fuori dal coro».
Secondo me, c’è proprio
un coro, cui si aggregano
purtroppo tanti cattolici
(compresi sacerdoti
e religiosi consacrati), che
cantano: «Va tutto bene,
va come deve andare e
noi viviamo nel migliore
dei mondi possibili». Un
coro che alza la voce per
sovrastare altre voci deboli
e (per ora) divise.
Quanto a voi, grazie
perché presentate vari
punti di vista per ricordare
che la verità è più sfaccettata
e distribuita di
quanto crediamo per pigrizia
mentale (o addirittura
cattiva coscienza).
«Cos’è la verità?» chiese
Pilato a Gesù. Ma non
attese la risposta. Accettò
che Gesù fosse ucciso…
«lavandosi le mani» (cfr.
Gv 18, 38; Mt 27, 24).
Fabio Dechigi