Ho letto con attenzione il
dossier su Porto Alegre/
Brasile «L’utopia possibile»
(Missioni Consolata, aprile
2002). Se un proverbio dice
«molto fumo e poco arrosto»,
dopo la suddetta lettura dico: una nuvola atomica
di fumo e nemmeno un boccone di arrosto! A Porto
Alegre hanno venduto solo illusioni.
Mi permetto di allegare un breve articolo che,
nel dicembre scorso, ho inviato al mensile San Vincenzo
di Torino sullo stesso argomento. Avete il coraggio
di pubblicarlo su Missioni Consolata?
GIANNI ROCCHIETTA – IVREA (TO)
La sfida al nostro «coraggio» è ormai un luogo comune
abusato… Al Forum sociale mondiale di Porto Alegre
eravamo presenti con un redattore (Paolo Moiola)
e un collaboratore (Marco Bello, già volontario in Burundi
e Haiti). Che abbiano riportato i contenuti in
modo «fumoso»… passi. Ma che abbiano sprigionato
«una nuvola atomica di fumo» ci pare francamente esagerato.
Prima di pubblicare il testo del lettore, ricordiamo
che il mensile «San Vincenzo» è dei padri vincenziani;
si ispirano all’omonimo santo, che affermava: i poveri
«sono i nostri signori e padroni».
Scrive il signor Gianni Rocchietta:
«Dalla lettura degli articoli e delle lettere al
direttore comparsi sui numeri di «San Vincenzo
» e usciti dopo il G 8 di Genova e dopo l’11
settembre 2001, è emersa l’enorme gravità dei problemi
della società mondiale: 36 mila bambini
muoiono di fame ogni giorno! Molti invocano «la
sostituzione dell’attuale modello economico occidentale
con uno alternativo che difenda i 2/3 della
popolazione mondiale che vive in condizioni disumane
».
Le persone anziane come me o che conoscono la
storia degli ultimi due secoli sanno che i filosofi K.
Marx e F. Engels hanno pensato di distruggere tutti
i difetti del capitalismo con una nuova dottrina economico-
sociale chiamata comunismo, che dal
1917 ad oggi è stata attuata in molti paesi dell’Europa,
dell’Asia, dell’Africa e dell’America. Qual è
stato il risultato?
Anni fa a Parigi fu pubblicato un libro, frutto
della collaborazione di una decina di giornalisti,
che con un’analisi oggettiva ha denunciato che, dal
1917 al 1990, nei paesi comunisti sono morti 85-
100 milioni di persone per omicidi politici o per
fame. Ahimé: si è passati dalla padella alla brace!
La povertà investe gli stessi Stati Uniti, che hanno
il reddito pro capite più alto del mondo: i vescovi
hanno denunciato che 40 milioni di americani, su
280 milioni, non riescono a sbarcare il lunario.
Pertanto la frase che ricorre sulla bocca dei vincenziani
o dei cattolici in genere
«modificare l’attuale economia
in favore dei poveri»
appare astratta, senza indicazioni
concrete e reali.
E fra le centinaia di migliaia
di persone che hanno manifestato al G8 di Genova
o Seattle non se n’è trovata una che abbia saputo
dire: «Io come singolo sono capace di combattere
la povertà diventando datore di lavoro dei poveri»,
che sarebbe l’unica indicazione concreta e reale
che forse risolverebbe alla radice il problema.
Né il comunismo né il capitalismo sostengono che il
singolo possa risolvere la povertà nel mondo. È il sistema
economico mondiale che viene sottoposto a
giudizio, un sistema che genera… pochi ricchi sempre
più ricchi e tantissimi poveri sempre più poveri, specialmente
nel sud del mondo.
La povertà non è solo questione di posti lavorativi.
Ricordando che molti poveri lavorano (e duramente),
il problema investe le «condizioni generali di lavoro
»: multinazionali, trattamento salariale, prezzi dei
beni e servizi prodotti dagli stessi poveri, infortuni,
salute, tutela dell’ambiente, formazione, famiglia, lavoro
nero e sommerso, ecc.
Caro direttore, dopo aver parlato con padre Gottardo
Pasqualetti (superiore dei missionari della
Consolata in Italia), scrivo per manifestare la mia
più completa adesione alla linea della rivista.
Dire che non esiste guerra «giusta» è dire la verità,
e non essere «comunisti» o al soldo del nemico
(detto fra noi: chi è il nemico?). Dire che la pazzia
suicida dei palestinesi è stata scatenata dalla
pazzia terroristica di Ariel Sharon è dire la verità.
Dire che gli iracheni sono affamati da un embargo
delinquenziale degli Stati Uniti e dei paesi della
Nato è dire la verità. E così è per le azioni (da stato
autoritario) della polizia a Genova e Napoli: aggredire
e impaurire ragazzi e ragazze giovani, ingiuriarli
e picchiarli è un atto vergognoso e denunciarlo è
dire la verità. Dire che la globalizzazione e il capitalismo
stanno portando nel mondo più fame e ingiustizia
è dire la verità.
Non demorda, direttore. Nostro Signore dice: «Il
vostro parlare sia sì, sì… no, no». E ancora: «Beato
chi ha sete di giustizia e verità».
LUCIANO TEODOLI – ROMA
A Roma (da dove scrive il lettore) abbiamo studiato
filosofia e teologia. Numerosi professori, citando san
Tommaso d’Aquino, ci ricordavano che nella storia non
è mai esistito un sistema di pensiero completamente
falso né uno totalmente vero.
Ecco perché, a prescindere da ragioni religiose, suggeriamo
a tutti il rispetto dell’opinone altrui.
Uno solo è veramente ed interamente giusto.
vari