«Penne nere» e «barbari»

Cari missionari,
esprimo il mio ringraziamento
per un particolare,
che conferma la vostra
sensibilità e correttezza. A
pagina 28 di Missioni Consolata,
gennaio 2002, riferendovi
alla foto che riproduce
dei militari, vi siete
premurati di specificare
che si tratta non solo di italiani,
ma di alpini.
L’azione degli alpini in
Mozambico, sotto la responsabilità
dell’Onu e
l’approvazione della Comunità
di Sant’Egidio, favorì
l’evoluzione dalla tregua
alla pace; quindi fu
positiva, evitando di transitare
per discutibili «alleanze
», anche se non
mancarono polemiche,
che sorgono ogni volta
che si tira in ballo lo strumento
militare.
Gli alpini della foto indossavano
i colori delle
forze dell’Onu e non il loro
glorioso cappello con la
penna nera; ma erano alpini
a tutti gli effetti: volontari
sì, ma nel compimento
del servizio di leva.
Sulla situazione attuale
e sull’evoluzione delle forze
armate italiane ci sarebbe
molto da disquisire, ma
non è un argomento strettamente…
missionario.
Colgo l’occasione per
dire che, lo scorso anno,
sono stato a Genova due
volte: la prima per l’adunata
nazionale degli alpini
in congedo e la seconda
con i missionari ad esprimere
il dissenso ai «prepotenti
della terra». Condivido
le vostre analisi e
critiche su questa globalizzazione
intrisa di barbaro
liberismo economico.

«Barbaro», secondo il
greco barbaròs, significa
pure «balbuziente». E
che il liberismo economico
«balbetti» lo si è visto
anche in Argentina, con
effetti deleteri.

Beppe Peroncini

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