Egregio direttore,
il 24 gennaio scorso si riunirono
ad Assisi i rappresentanti
delle principali
religioni a pregare per la
pace: erano monoteisti e
animisti. Li univa un’idea
superiore e universale.
Noi (che crediamo in
un solo Dio) siamo più vicini
ad ebrei e islamici; ma
riconosciamo in Gesù il
Dio che si è fatto uomo e
ha patito la croce per redimerci
dal peccato. Il suo
messaggio è la nostra legge
ed è la rivelazione, che
Gesù ha detto di predicare
a tutte le genti. È una
rivelazione divina: quindi
definitiva e non ha bisogno
di ulteriori complementi.
Gli islamici considerano
rivelazione il corano di
Muhammad, il quale dice
di averla ricevuta da Dio
attraverso l’arcangelo Gabriele.
Nella libertà di religione
noi rispettiamo il loro
credo, ma non lo condividiamo.
Inoltre essi non
hanno un’autorità superiore
che indichi cosa bisogna
credere; quanto loro
dicono gli studiosi coranici,
magari con
affermazioni contraddittorie
secondo i casi e i
tempi, può diventare verità
cui si vincolano.
Per la legge italiana c’è
parità tra uomo e donna,
mentre gli islamici intendono
la donna soprattutto
come un mezzo per avere
discendenza. E sono succubi
della «legge islamica
», successiva a Muhammad,
che detta norme a
volte incivili.
La stampa cattolica, sotto
il pretesto dell’accoglienza
e tolleranza, non è
esplicita; versa tanta acqua
sul fuoco pro bono
pacis, guarda solo al poco
che ci unisce e non al tanto
che ci divide. Da quello
che vi si legge c’è da pensare
che la religione islamica
sia anch’essa vera,
che la fede degli islamici è
buona come la nostra. Il
corano ha la stessa autenticità
della bibbia. Se dicessimo
il contrario, li offenderemmo.
Forse gli islamici sono
più religiosi di noi; ma noi
per loro siamo degli infedeli
ed essi per noi sono
gente di un’altra religione.
Forse fra qualche secolo
ci capiranno, per ora no.
Ora ci disprezzano con una
punta di odio, che è
dettato in tutta coscienza,
e va rispettato. Noi non
capiamo la religiosità degli
islamici: tutti, in perfetta
fila, pregano più di noi,
anche se le donne non sono
in mezzo a loro. Io ci
vedo anche tanto formalismo,
molta convinzione,
ma anche tanta usanza
tradizionale.
Muhammad è profeta in
senso biblico? Veramente
il corano è stato recapitato
dall’arcangelo Gabriele?
Ditecelo, per favore.
La maggioranza dei cattolici
non ha capito se i
musulmani sono fratelli o
concorrenti e non sa, su
ciò che ci divide, come
comportarsi e cosa credere.
Ogni tanto capitano
dei fatti gravi che ci lasciano
perplessi. Mai una volta
che, durante un’omelia,
si senta parlare di islam,
anche per mettere le mani
avanti e aprire gli occhi ai
cattolici disinformati.
Perché non mettete i
punti sulle «i»?
Lettera importante
quanto «delicata».
Lo studioso Maxime
Rodinson definì Muhammad
un profeta armato
di scimitarra. In tal caso,
il fondatore dell’islam
non è un profeta secondo
lo spirito biblico dell’amore.
Né lo fu, ad esempio,
Elia, quando scannò
i profeti di Baal [divinità
della natura in Siria-Palestina]
(cfr. 1 Re 18, 40).
«Veramente il corano è
stato recapitato dall’arcangelo
Gabriele?». Forse
non è costruttivo domandarlo.
Infatti i musulmani
potrebbero
subito replicare: «E chi vi
dice che l’angelo abbia
annunciato a Maria che
sarebbe divenuta madre
di Dio?». Così le dispute
religiose continuerebbero,
sterili, all’infinito!
Riteniamo che il confronto
fra «noi» e «loro»
(previa mutua conoscenza
culturale-religiosa)
debba riguardare soprattutto
le leggi dello stato e
il mancato rispetto dei diritti
umani (libertà, reciprocità,
uguaglianza) in
ogni angolo del mondo:
un’autocritica musulmana
è importante… Importante
è pure conoscere le
possibili conseguenze dei
«matrimoni misti».
Altri temi su cui confrontarsi
sono la democrazia
e la «modeità»,
argomenti temuti da tanti
leaders musulmani.
Lettera firmata