Egregio direttore,
ogni tanto leggo Missioni
Consolata. Dopo aver letto
il numero di dicembre,
mi sono chiesto: «Perché,
sotto il titolo della rivista,
è scritto “rivista missionaria
della famiglia”»?
L’impressione netta che
si ricava, dai vostri articoli,
è che la salvezza non
venga da Gesù Cristo
(quante volte è nominato?),
né che l’annuncio
del vangelo sia il primo
compito dei missionari
(almeno loro!), ma che la
salvezza sia un problema
sociale, politico ed economico.
Senza dire che, in una
rivista di cristiani, è auspicabile
una minore parzialità.
Perché tirare in
ballo sempre Berlusconi,
anche quando c’entra come
i cavoli a merenda?
Volendo essere Missioni
Consolata la rivista missionaria
della famiglia, date
alle famiglie la consapevolezza
che il mondo cambia
e che il male è vinto,
anzitutto e realmente, con
la conversione dell’uomo
al vangelo. Non inculcate
(certo senza intenzione)
lo spirito di lotta tra ricchi
e poveri, che innesca la
spirale dell’odio da cui
vengono tutti i mali.
Cristo ci libera dal peccato,
e chi ne è libero fa le
opere della giustizia.
don Emilio Colombo.
Buscate (MI)
Certamente l’annuncio
del vangelo è il primo
compito-dovere dei missionari,
sicuri che Cristo
ci libera dal peccato…
Ma non tutti si lasciano
liberare e, quindi, non
fanno «le opere della giustizia
». Così nella chiesa,
«esperta in umanità», fin
dai suoi inizi si è sviluppata
anche «la sollecitudine
sociale». Lo scrive
Giovanni Paolo II nell’enciclica
Sollicitudo rei
socialis.
don Emilio Colombo