Cari… struzzi

Apprezzo molto gli articoli di
Paolo Moiola. Considero un atto
di coraggio scrivere la verità e,
soprattutto, farlo non su un giornale
che a priori si schiera con lui,
ma su una rivista come Missioni
Consolata, letta anche da cattolici
moderati.
È inutile fare lo struzzo. Le denunce
di Moiola toccano la realtà,
che solo gli struzzi non vogliono (o
non osano) vedere. La sua penna
fa ancora sperare che esista un vero
giornalismo: scrivere su ciò che
si vede e crede, non per opportunismo
o secondo una linea editoriale,
ma per onestà intellettuale.
Non aver paura degli insulti altrui
è un atto di valore nel mondo
attuale, in cui tutto è sempre più
omologato (idee, costumi, persone).
Tutti per insicurezza tendiamo
ad omologarci. Persino i partiti
sembrano tutti uguali.
Invito i lettori, scandalizzati da
alcuni articoli, a rispondere con onestà
alla domanda: la vostra opinione
rimarrebbe sempre la stessa
se foste nati in una baraccopoli, cibandovi
dei rifiuti dei ricchi?
– morendo di Aids, perché il business
del mercato farmaceutico impedisce
ai paesi poveri l’accesso ai
farmaci?
– morendo di fame, freddo o colpiti
da una mina (l’Italia è ai primi
posti nella fabbricazione di armi:
vedi il marchio Beretta) o trascinandosi
per tutta la vita con protesi
agli arti?
– morendo avvelenati dai pesticidi
riversati su ananas e banane, che
giungono sulle nostre tavole sempre
più imbandite, anche del superfluo?…
La decantata globalizzazione
genera anche questi «effetti collaterali
». Potrebbe essere positiva,
ma è impostata molto male. Contro
questo sistema di morte, per
fortuna, c’è ancora gente che lotta
pacificamente: non solo per altruismo,
ma anche per un «sano egoismo».
Cari struzzi, è ora che alziate la
testa e guardiate la realtà in faccia:
forse capirete che il sistema
perverso, prima o poi, si ritorcerà
contro di noi che l’abbiamo creato
o contribuito a tenerlo in piedi.
L’alternativa è un mondo solidale,
in cui si abbattono non le barriere
dei mercati, ma quelle del cuore.
SILVANA VERGNANO – TORINO

L’«onestà intellettuale» rifiuta pure
il processo alle intenzioni; si manifesta
nell’impegno solidale e nel
confronto con tutti, richiedendo e
concedendo libertà. Più che un’idea
da sbandierare, è una faticosa via da
percorrere.

SILVANA VERGNANO

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