Lettere: cari missionari
"Del Monte"… accetta
Gentile direttore,
in seguito alla mia lettera "La Del Monte in Kenya",
pubblicata sul numero di marzo, allego ora la fotocopia di Consumatori, maggio 2001: si
dichiara che proprio a marzo c’è stato l’accordo tra "Coop" e
"Del Monte" circa le condizioni di lavoro nella piantagione a Thika, in Kenya.
Mi auguro che corrisponda a verità.
Olivo Cassina
Udine
Grazie dell’aggioamento. C’è stato un lungo
contenzioso tra Del Monte (multinazionale che a Thika produce ananas) e il sindacato che
tutela i diritti dei lavoratori. Il merito del successo è da ascriversi anche al Centro
Nuovo Modello di Sviluppo, cornordinato da Francesco Gesualdi, che ha promosso una campagna
di boicottaggio dei prodotti Del Monte.
Aids e profilattici
Illustrissimi,
leggo quasi incredulo, a pagina 30 di Missioni Consolata, giugno 2001,
che il profilattico sarebbe "unica ed efficace barriera" all’infezione
dell’Aids. Scoperto, poi, che l’autore dell’articolo è un medico, capisco
che si tratta del solito caso di "disinformazione medico-scientifica".
Per farla breve, diversi studi universitari, già a metà degli anni
’80, hanno evidenziato che il profilattico permette un abbattimento del rischio di
contagio di circa l’80% (su un periodo di due anni). Il che rende il profilattico uno
"strumento" tutt’altro che efficace, visto che rimane un bel 20% di
possibilità d’infezione.
La cosa è ben documentata, per esempio, su Medicina e Morale, 1995/5;
ma è quasi "contro-informazione", ai giorni nostri. Significa, in pratica, che
(escludendo gli "incidenti" di trasfusione, peraltro non eliminabili a colpi di
preservativo) la vera unica ed efficace barriera contro la "peste" di questi
decenni starebbe proprio nella classica "ricetta della nonna" (castità prima
del matrimonio e fedeltà nel matrimonio).
La preoccupazione più diffusa, però (anche in ambienti cattolici), è
quella di salvaguardare a tutti i costi la "rivoluzione sessuale" degli anni
’60; e quando ad essa si aggiunge il condizionamento delle case farmaceutiche (per le
quali un ritorno alla suddetta "ricetta" rappresenterebbe un danno economico
incalcolabile nel settore della contraccezione) il gioco è fatto. Così anche i medici
"cattolici" finiscono per ripetere come pappagalli la "bugia" del
secolo.
Carlo Incarbone
Collegno (TO)
La "contro-informazione" che il lettore porta alla
ribalta merita seria considerazione. Quanto al dottor Guido Sattin (chiamato in causa per
disinformazione medico-scientifica), la sua preoccupazione non è "la rivoluzione
sessuale degli anni ’60", ma la passione per la vita. Sattin scrive pensando
soprattutto al degradato Perú, dove ha lavorato per cinque anni, ritornandovi ogni anno.
Ottimo il "dossier" sull’Aids
Spettabile redazione,
sono un medico, da parecchi anni abbonata a Missioni Consolata, che
leggo sempre con molto interesse. Con il dossier sull’Aids del numero di giugno 2001
avete superato voi stessi: il servizio è particolarmente ben fatto e di esemplare
correttezza scientifica. Complimenti!
M. V. Pellanda
(via e-mail)
"Non riceverete più un soldo, se…"
Spettabile direzione,
da tempo pensavo di inviare un’offerta in denaro per
l’ospedale di Neisu, nella Repubblica democratica del Congo. Ma il pensiero che voi
pubblicate sulla rivista le offerte che vi giungono (con tanto di nome e cognome) mi ha
trattenuta dal farlo.
Si direbbe che non conosciate la frase del vangelo "non sappia la
mano sinistra ciò che fa la destra", e nemmeno le più elementari regole della
privacy. Infatti, senza chiedermi l’autorizzazione, avete sbandierato ai quattro
venti la lettera che vi ho inviato. Me lo ha riferito una persona che riceve la rivista.
Sono rimasta molto male, perché io sono molto discreta e pretendo
dagli altri altrettanta discrezione. Ebbene giuro che, se il fatto si ripete, non
riceverete più un soldo. Mi dispiace solo per i poveri dell’ospedale africano.
Ringrazio il padre e il medico dell’ospedale (che ha sostituito il
defunto padre Oscar Goapper) per la lettera che mi hanno inviato. Avrei piacere, se
possibile, ricevere una foto dell’ospedale e dei suoi piccoli pazienti.
Lettera firmata
Conosciamo la celebre massima del vangelo. E tanto di cappello a chi la
pratica! Ma non sono molti. D’altro canto, è pure noto il detto (non evangelico!):
"Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio". Moltissimi ci credono. E chi può dar
loro torto, specialmente se si tratta di denaro?
Sapesse (la signora che ci ha scritto) quanto lavoro eviteremmo, se non
pubblicassimo le offerte e i nomi dei donatori! Se lo facciamo, è per ragioni di
trasparenza, oltre che di riconoscenza.
Riconoscenza che è doppia per la signora di… "non sappia la
mano sinistra ciò che fa la destra".
Ma il bene prevale sul male
Caro direttore,
la ringrazio della pubblicazione in giugno dell’articolo "Con
72 condannati alla forca", riguardante i missionari della Consolata che operarono nel
carcere giudiziario "Le Nuove" di Torino, per assistere umanamente e
religiosamente i condannati a morte durante la Resistenza nella seconda guerra mondiale.
Inoltre la testimonianza rilasciata dal cardinale François Xavier
Nguyén Van Thuan, sottolineando la grande sofferenza di un detenuto per ragioni politiche
e religiose, conferma il prevalere del bene sul male e mette in luce come i missionari
della Consolata, ieri e oggi, convertano gente atea e favoriscano la pace tra i popoli.
Di questi semi di umanità e di salvezza in Cristo, che daranno
sicuramente i loro frutti, siamo grati al Signore, alla Madonna Consolata e al beato
Giuseppe Allamano. Nel centenario della fondazione dei missionari della Consolata
preghiamo affinché essi possano portare sempre e ovunque il messaggio di pace e
fratellanza.
Felice Tagliente
Torino
Il dottor Felice Tagliente, autore dell’articolo citato, opera
come psicologo presso il carcere "Le Vallette/Le Nuove" di Torino.
Quando ne capitano di cotte e di crude
Carissimi amici,
in questi mesi in Kenya se ne vedono di tutti i colori, di cotte e di
crude. Tempo fa è stata bruciata una scuola con i ragazzi in dormitorio: 68 studenti
morti, 21 feriti e 9 "dispersi" (sospettati di essere gli autori
dell’incendio, perché bocciati). Davvero un fatto incredibile!
Quanto a me, sono stato coinvolto in una sparatoria nella zona
industriale di Nairobi. Mi è venuta la saliva amara, ma grazie a Dio ne sono uscito
indenne.
Intanto continuo il mio solito lavoro di riparazioni e manutenzione
della scuola, anche se sono un po’ stanco e scoraggiato. Forse le prossime vacanze in
Italia mi rimetteranno in sesto. Nel frattempo dico alla Madonna Consolata: "Io sono
un povero missionario. I problemi esistenti sono troppo grandi per me. Allora pensaci tu.
Se io faccio fiasco, pazienza. Ma tu non puoi fallire…".
fr. Gaetano Borgo
Kenya
Recentemente il Signore ci ha concesso di fare
un’esperienza missionaria straordinaria. Il 21 giugno scorso, alle ore 18.40, fratel
Pietro Bertoni ed io siamo stati aggrediti in casa da tre individui con scuri e armi da
fuoco automatiche: ci hanno percossi e minacciati di morte. Erano drogati ed eccitati
dall’alcornol.
Sanguinanti ma coscienti, siamo stati costretti ad aprire la
cassaforte. I malviventi l’hanno svuotata: conteneva, soprattutto, i risparmi della
povera gente che aveva perso tutto con il ciclone e l’inondazione e pensava che in
missione i soldi fossero al sicuro. La cassaforte custodiva pure 4.700 dollari di alcuni
minatori, che ci avevano chiesto di aiutarli a costruire la casa in muratura. In pochi
minuti tutti i loro sogni sono svaniti.
Io sono stato rinchiuso in una stanza, mentre a fratel Pietro hanno
chiesto le chiavi della Toyota. Quando ho sentito partire la macchina, ho trovato il modo
di uscire dalla stanza e ho cercato subito Pietro. Era notte, con un silenzio
impressionante: si udiva solo la mia voce che chiamava il missionario. Mi domandavo:
"Sarà ferito o, addirittura, morto?". Giravo disperatamente per la missione
quando; vedendo il garage vuoto, ho pensato che i banditi lo avessero portato via con
loro. Allora sono corso al distretto di polizia, a 7 chilometri di distanza. Ma il
personale o era ubriaco o dormiva. Ritornato alla missione, ho trovato fratel Pietro sano
e salvo, anche lui in pena per me. Insieme abbiamo ringraziato il Signore.
Durante la passata guerra civile, siamo stati varie volte spogliati di
tutto, ma mai percossi… Ora le ferite si sono cicatrizzate e il brutto ricordo va
scomparendo a poco a poco. Tuttavia il fatto è motivo di preoccupazione anche per la
gente locale, che è stata meravigliosamente solidale con noi, anche perché
l’accaduto ha fatto il giro del Mozambico. Noi abbiamo pure scritto "una lettera
aperta" agli aggressori sconosciuti, perdonandoli e consigliandoli a cambiare vita.
Sicuri di essere nelle mani di Dio, continuiamo a lavorare per essere
segno di speranza in questa società minata da tanta corruzione. Abbiamo quattro gruppi di
giovani che imparano il mestiere di muratori. Altri, falegnami, fanno porte e finestre:
hanno appena terminato 300 banchi scolastici doppi; e le richieste sono così tante da non
poter attendere a tutti.
Cari amici, ci facciamo portavoce di tutta la popolazione che ringrazia
il Signore, il quale infonde in voi tanta generosità. Non preoccupatevi per noi. Siamo in
buone mani. Un fraterno abbraccio.
p. Amadio Marchiol
Mozambico
Nonostante ne succedano "di cotte e di crude", in Kenya
come in Mozambico, i missionari restano. E non per fare gli eroi.
"La tua benignità"
Cari missionari,
mi dichiaro fortunata di essere entrata a far parte delle persone che
si affidano alla protezione della Madonna Consolata. Avevo a Torino una sorella suora del
Cottolengo, suor Valentina, da otto anni defunta a causa di una terribile sclerosi
multipla.
Grazie a lei, abbiamo avuto il quadro della Consolata, alla quale mia
madre si rivolgeva anche di notte, inginocchiata ai piedi dell’immagine, nei momenti
di bisogno. Ne aveva ben donde: rimasta vedova con otto figli, non ha mai perso la
speranza e ha insegnato pure a noi la devozione alla Madonna.
Nelle mie povere preghiere raccomando tutti alla Consolata. In questi
giorni prego anche per un bravo ragazzo, iscritto alla facoltà di medicina, ma vittima di
tanta sfortuna. Una sera, al cancello d’ingresso del condominio dove abita, si è
ferito abbastanza gravemente la lingua; portato al pronto soccorso, gliel’hanno
suturata con alcuni punti. Otto giorni dopo, si è rotto il setto nasale; operato
d’urgenza, l’intervento non è andato troppo bene. Spero che la Madonna lo
faccia guarire senza un altro intervento.
Io prego affinché la Vergine non ci conceda ricchezze o onori, ma solo
consolazione.
Giovanna Bilotta
Chiusi (SI)
La grande fiducia nella Madre di Dio della signora Giovanna ci
ricorda i versi immortali di Dante Alighieri:
"La tua benignità
non pur soccorre /a chi dimanda,ma molte fiate /liberamente al dimandar
precorre"
(Paradiso, XXXIII, 16).
Ma quando funzioneranno le poste?
Cari missionari,
sono una donna anziana, da anni sono abbonata alla bellissima rivista
Missioni Consolata. Ma, con mio disappunto, devo comunicarvi una cosa spiacevole: da
diversi mesi non la ricevo più, pur avendo pagato l’abbonamento. Con ogni
probabilità è colpa delle poste che, purtroppo, sono in degrado. E dire che siamo nel
decantato nordest! Tutti si lamentano, ma senza risultati. Sacchi di posta vengono buttati
qua e là, e nessuno fa niente. Se continua così, sarò costretta a rinunciare
all’abbonamento.
Gina Bergamo
Montebelluna (TV)
Sul mancato recapito di Missioni Consolata le lamentele piovono
ormai a grappoli, con situazioni croniche: per esempio da anni, ad Olbia, numerosi
abbonati ricevono la rivista solo due-tre volte nell’arco di 365 giorni.
In varie regioni si pratica "la mobilità dei postini": ciò
comporta che chi recapita la corrispondenza in un posto lo fa per due-tre mesi; poi cambia
sede. "Di fronte a qualche difficoltà (dovuta alla non conoscenza del luogo), i
postini pivelli possono buttare la rivista nei cassonetti dell’immondizia". La
gente non ne può più. E noi con essa.
Uomini e Donne, Fatti e Misfatti
Così la pensano sul "G 8" di Genova
Ho letto sul Corriere della sera l’attacco di Renato Ruggiero a
suor Patrizia Pasini. Il nostro ministro degli esteri ironizza sulla missionaria che, in
preparazione dell’incontro del "G 8" di Genova, propone anche momenti di
preghiera e digiuno.
Ma chi crede di essere Ruggiero? Fino a poco tempo fa era al vertice
dell’Organizzazione mondiale del commercio, che non lesina diktat ai paesi poveri;
entrato nel governo Berlusconi (tutto sorrisi o "denti"), il ministro si
dichiara disposto al dialogo pure con "il popolo di Seattle", che contesta la
globalizzazione. Sulla globalizzazione interviene anche il papa, durante l’Angelus
dell’8 luglio, mettendone in evidenza i gravi pericoli. E il ministro si affretta a
dire su Avvenire che il pontefice scuote le coscienze. Ma il papa non crede anche nel
digiuno e nella preghiera?
Sia un po’ più coerente, signor ministro. Con tutti.
Maria Filippini – Milano
Questa lettera (come la seguente) è stata scritta prima dei tragici
eventi di Genova (20-21 luglio).
Caro direttore, il 7 luglio l’ho vista a Genova, in vista del
"G 8". Ho gradito il suo intervento (specialmente quando ha denunciato
l’intimidazione dei "grandi" verso i "piccoli"). Mi sono anche
piaciute le riflessioni della ragazza dell’Ecuador e del giovane della Guinea Bissau.
Ma, proprio mentre parlavano i due testimoni del terzo mondo (gli
unici!), fotografi, cameramen e giornalisti si sono buttati su Vittorio Agnoletto, appena
giunto in sala. Non mi è piaciuto il suo comportamento: seduto in prima fila, ha
accettato persino di essere intervistato addirittura mentre l’africano e la
latinoamericana parlavano. Il fatto ha disturbato me ed altri, non solo per ragioni
materiali… Deploro lo stile dei mass media: cercano solo il personaggio; degli
"altri" non gliene frega un tubo, a meno che non facciano scornop.
Cari missionari, per favore non abbassatevi mai a questi giochi
sporchi.
Grazia Piccolo – Padova
I due testimoni del terzo mondo sono Monica Espinosa e Filomeno Lopez.
Ne parliamo a pagina 63 e 65.
A Missioni Consolata non manca il coraggio di far saltare i
lettori sulla sedia. Per questo, caro direttore, ti mando una mia lettura dei fatti di
Genova… in chiave evangelica. La riflessione potrebbe intitolarsi: "La nuova
settimana santa di Genova 2001".
– Domenica delle palme, 15 luglio: dopo una lunga preparazione il
popolo della pace entra trionfale a Genova; sorgono punti di accoglienza, spazi di
discussione e centro stampa.
– Lunedì santo, 16: inizia il Public Forum, ricco di contenuti. Il
dibattito continua anche nei giorni seguenti.
– Giovedì santo, 19: la manifestazione dei migrantes lancia un
messaggio universale: "Ogni uomo è mio fratello!".
– Venerdì santo, 20: la morte in agguato vuole la sua vittima. Il velo
della zona rossa si squarcia e la violenza mostra i suoi volti.
– Sabato santo, 21: un grande corteo discende agli inferi passando tra
gironi di diavoli, fiamme e fumi.
– Pasqua di risurrezione, 22… I giornalisti, che al mattino corrono
al Media Centre, vedono computer sfasciati e macchie di sangue sui pavimenti e
termosifoni. Un angelo dice loro: "Cosa cercate? La verità non abita più qui; ora
cammina a piedi nudi per le vie del mondo. La troverete là".
Andrea Saroldi – Torino
Andrea Saroldi è pure autore del libro "Gruppi di acquisto
Solidali" (Guida al consumo locale).
Abbiamo vissuto i violenti accadimenti di Genova con un sentimento
irrequieto: irrequieto sia per la guerriglia scatenata da bande di teppaglia, presenti su
entrambi i fronti dei circa 250 mila manifestanti pacifici (divisi in due tronconi per il
lancio di lacrimogeni) sia per lo scandaloso messaggio uscito dai "G 8".
Il messaggio è una rivendicazione della disuguaglianza portatrice di
ricchezza per pochissimi e del diritto di comandare il mondo con regole generatrici di
disperazione. Questo scandalo merita una risposta precisa.
Pertanto abbiamo scritto un testo, in cui vengono analizzati i
miserrimi contenuti dell’incontro dei leaders. Riteniamo che sia bene smontare, pezzo
per pezzo, i dogmi che gran parte della gente ripete a pappagallo, incapace di pensare.
Ci siamo avvicinati alla rivista Missioni Consolata frequentando la
"Scuola per l’alternativa", che abbiamo seguito con entusiasmo e per la
quale, da settembre, daremo anche il nostro contributo.
Maurizio Pagliassotti
e Silvia Battaglia – Torino
La "risposta precisa" di Maurizio e Silvia è in
Genova (2)
AAVV