L’imbarazzo del buon Dio
L’imbarazzo del buon Dio
Cari missionari, la mamma (abbonata alla vostra rivista) è mancata il 18 giugno 2000, vigilia del suo compleanno e onomastico. Infatti era stata battezzata con il nome di Maria Consolata su suggerimento di una sorella del nonno, devota della Vergine Consolata.
Mamma Maria Consolata fu malata per diversi anni e, dal 1996, rimase a letto, immobilizzata, a causa di una forma di demenza senile che l’aveva colpita nel 1993, a 70 anni. La malattia, grave, progressiva e invalidante, l’aveva trasformata in una persona «diversa», completamente alla dipendenza degli altri… Il dolore è stato il compagno fedele di nostra madre. Non ci è stato facile accettare il suo inesorabile decadimento fisico e psichico.
Spesso mi sono affidata alla Vergine: nei momenti di scoraggiamento ho chiesto aiuto a Lei, la Consolata.
Ora desidero che Missioni Consolata sia indirizzata a me, per continuare la tradizione familiare di lettura e riflessione di questo mensile. È una «finestra aperta sul mondo», una testimonianza di fede e coraggio di tanti uomini e donne, che hanno saputo scoprire l’essenzialità, l’umiltà, la carità.
Teresa Ressia – Saluzzo (CN)
Lettere come questa ci ricordano le parole di Gesù: «Alzati e cammina!»; ed anche quelle del beato Allamano: «Coraggio e avanti». Grazie, Teresa.
E grazie pure a Maddalena Soccini, di Montodine (CR), che ci scrive:
Cari missionari, vi mando un’offerta a nome di mio nipote: lui non va a messa, ma crede ai missionari e si serve di me per fare un po’ di bene.
Sono una povera vecchia, che ha battezzato 10 figli. Il 1° aprile ho compiuto 95 anni. Prego sempre il buon Dio che mi chiami, però Lui sta tardando un po’. Ho anche un altro nipote, sacerdote. Lui invece prega così: «Signore, se vuoi, lascia ancora un po’ la nonna con noi…».
Da parte nostra, commossi, osiamo commentare: ecco come si può mettere in imbarazzo anche il Padre Eteo.
Teresa Ressia