Torino, 27 aprile, ore
22,30. In Corso Ferrucci 14, ci imbattiamo in un
picciotto di Messina, un
toso di Padova, un guaglió di Napoli e un bagai di Como. Con
altri 230 camerati, partecipano al Convegno nazionale «Santità è missione»
dei seminaristi diocesani. Tutti sui 22-25 anni. A Torino, dal 26 al 29
aprile, sono ospiti dei missionari della Consolata, anche per celebrare
insieme i loro 100 anni di vita.
Il
picciotto ci domanda: «È
possibile far quadrare Dio?». Strabuzziamo gli occhi. Al che, il
guaglió racconta: «Oggi pomeriggio, dalle 15 alle 22, abbiamo percorso
il quadrilatero della santità». E il toso precisa:
«Abbiamo visitato i luoghi dove hanno operato quattro grandi personaggi:
il rondó della forca di Giuseppe Cafasso, l’oratorio di Giovanni Bosco, la
casa della provvidenza di Benedetto Cottolengo, il santuario della
Consolata di Giuseppe Allamano». «È questo il quadrilatero della santità»
conclude il bagai.
Ed è così che, secondo il
quartetto, si può «far quadrare» anche Dio.
Ossia renderlo vicino,
interessato, operoso, alla portata di tutti, specialmente dei poveri.
Non distante e isolato sul Monte Kenya, come
Ngai dei kikuyu
tradizionali. Né chiuso in un tabeacolo, come una cassaforte o un
fortino.
Per far quadrare Dio,
il Cafasso accompagnava al patibolo i condannati a morte: non solo li
incoraggiava, ma li rendeva persino felici di fronte ad una sorte infame.
Don Bosco giocava con i ragazzi più difficili e, soprattutto, li
coinvolgeva con grandi ideali. Il Cottolengo si chinava sugli ammalati,
per «lavare loro i piedi». L’Allamano «ha globalizzato un santuario buio e
stretto», per farci entrare e cantare anche i «pagani» e gli «incivili»
dell’Africa.
Globalizzare il santuario: è
un’altra originalissima espressione del quartetto seminaristico. Forse è
nata ascoltando Giovanni Paolo che, proprio durante il Convegno
missionario (il 27 aprile), è ritornato a parlare di globalizzazione. Il
fenomeno, a priori, non è né buono né cattivo. Sarà ciò che gli individui
ne faranno.
Qualcuno ne ha fatto
un’alleanza fra società
e dio-mercato, con sei comandamenti.
1. Non impedire la costruzione
del mercato mondiale. 2. Lascia che il mercato si autoregoli e aiutalo a
svincolarsi dallo stato. 3. Liberalizza.
4. Privatizza. 5. Sii
competitivo. 6. Non ostacolare l’espropriazione.
Sono comandamenti anche
pericolosi: rispondono troppo alla logica del profitto individuale.
Alla globalizzazione il papa
pone due limiti invalicabili:
la persona,
fonte di ogni diritto e ordine sociale, nonché
il rispetto della diversità di
tutte le culture.
Comprese quelle nel sud del mondo. Altrimenti la globalizzazione è
colonialismo.
E i conti… non quadrano
affatto.
Francesco Beardi
Francesco Beardi