Lacrime di una musulmana

Egregio direttore, ci ha disgustati la copertina di Missioni Consolata, gennaio 2001: il volto di una musulmana e non «lacrime di donna samburu».
Così avvenne per il centenario della rivista (ottobre-novembre 1998): anche su quel numero il volto di una musulmana. Idem in quattro o cinque numeri del 1998: sempre facce di musulmane e pagine e pagine di interviste a donne cristiane diventate musulmane.
Ci chiediamo se sia il caso di mettere, come primo messaggio della rivista, donne musulmane. Quale attinenza hanno con la rivista e con i missionari della Consolata? Molti lettori hanno commentato negativamente.
È vero che l’islam è la seconda religione in Italia e che di musulmane ce ne sono a migliaia; ma proporle sulla copertina di una rivista missionaria è del tutto fuori posto.
Egregio direttore, se lei è un «patito» per i volti musulmani, si prenda due o tre segretarie musulmane: così le può contemplare come e quando vuole. Ma abbia rispetto per la rivista, per i suoi lettori, per i missionari della Consolata.
Lettera firmata
Kenya
La copertina incriminata ritrae una donna, con due lacrime che le solcano il volto. La foto fu scattata da padre Benedetto Bellesi, il 18 settembre 1998, nella chiesa di Maralal (Kenya) durante il funerale di padre Luigi Andeni, ucciso quattro giorni prima.
La commozione di quella musulmana per un missionario cattolico è quanto mai eloquente: come minimo esige (questa volta sì) «rispetto».
Secondo la Qabbalàh (tradizione mistica dell’ebraismo), l’Eteo raccoglie le lacrime delle donne, di tutte le donne. Ma qualcuno neppure le vede, perché chi piange è una musulmana!

lettera firmata

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