E tu farai 13?
Gli italiani amano dare i numeri. Li sognano persino. I più popolari sono i numeri del lotto, del «lotto alle otto», del totogol e totocalcio… Un tempo, per fare quattrini, c’era pure il «gratta e vinci». Ma, per varie ragioni (non escluso l’imbroglio), il gioco non ha retto. Forse perché ai nostri connazionali non piace «grattare»?
Nell’ancora gettonato totocalcio, nonostante il totonero delle partite truccate, se fai «11», ti mordi le labbra, perché per un solo punto… «Martin ha perso la cappa». Ma te le mordi ancora di più indispettito con «12»: sbraiti e imprechi, perché per un «1» pidocchioso hai mancato il colpaccio con la fortuna. E perché, quando fai «13», resti muto come un pesce e tremi come un fuscello?
Con il «13» non si scherza. Anche politicamente. Ecco perché alcuni leader di partiti italiani hanno versato lacrime e sangue per votare il 13 maggio. In quel giorno sul Belpaese ritoerà – si dice – a splendere il sole della libertà e prosperità, della moralità e dignità, dell’efficienza, della voglia di futuro… finalmente!
P ochi giorni ci separano dal fatidico 13 maggio, che dovrebbe recare successo ad alcuni e iella ad altri. Noi, però, non amiamo simili contrapposizioni. Invitiamo i vincitori (chiunque essi siano) alla moderazione e, soprattutto, a mantenere le promesse della campagna elettorale. Sono state tante, troppe e quasi tutte miopi. Mentre il sud del mondo, con gli enormi problemi che riguardano anche noi, è rimasto ancora più… sud, lontano e dimenticato.
Tuttavia al sud si è pensato per sistemare le vacche pazze. O smaltire i rifiuti, che rappresentano però affaroni da miliardi, visto che persino la Germania non li disdegna. Ma sono pur sempre pattume, spesso inquinante.
Non basta produrre. Bisogna produrre bene, rammentando che le esigenze dell’attuale sistema produttivo e la salvaguardia dell’ambiente non sono tra loro compatibili. La sopravvivenza dell’umanità è in pericolo come non mai: non solo per le guerre, ma anche per il conflitto tra cose prodotte e biosfera, o natura. Il conflitto può essere superato solo modificando uno dei belligeranti. La natura non è modificabile: può essere solo distrutta. «Natura non facit saltus»: ammoniva ieri Leibniz. «Dio perdona, ma la natura no»: rincarano la dose altri oggi.
Per scongiurare il collasso dell’ecosistema, l’unica strada percorribile resta il ridimensionamento dell’attuale sistema di produzione. E qualcuno, tra lo squallore del barbone e il lusso del bellimbusto, caldeggia la sobrietà felice.
N umeri. Li troviamo anche nella bibbia: 12, ad esempio, sono le tribù di Israele e altrettanti sono i discepoli di Gesù. Ma… occorre fare 13. Ecco allora che, accanto a Pietro e compagni, spunta il tredicesimo apostolo: san Paolo. È con lui che la chiesa diventa missionaria e fa 13.
Paolo, in una del sue 13 lettere, al capitolo 13 della prima lettera ai Corinti, raccomanda la carità-solidarietà-giustizia: ossia l’amore paziente, generoso e giornioso, che non si gonfia di orgoglio né cerca il proprio interesse. L’amore che non tramonta mai. «Il 13 della fortuna».
La Redazione
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