Sono “pazienza”

Mi alzo il mattino, svegliata dal freddo. La pioggia battente ha avvolto, inclemente, tutto il mio corpo con le sue mani. Ho dormito male sotto la tenda, ricavata da pezzi di plastica scartati al mercato.
Devo alzarmi presto, perché – come voi dite – «le ore del mattino hanno l’oro in bocca». Oggi si lavora, come tutti i giorni. «Che lavoro fai?» mi domanderete. Sono mendicante. Mi chiamo «Tighist», che vuol dire «pazienza». Posso assicurarvi che ne sfoggio tanta, mentre le ore scorrono lentamente. Siedo su un sasso, i piedi nel fango e sulla mano destra alcune monete, che faccio tintinnare come richiamo con la solita supplica: «Fate la carità, per amor di Dio». Sono pochi i passanti oggi, perché piove.
Prima del tramonto, raccolgo i proventi del lavoro, sufficienti – spero – per mangiare la sera. Non sono sola: due bimbe mi fanno compagnia, e ai passanti fanno compassione.
È importante nel nostro mestiere.
Poiché i prezzi salgono continuamente, con il cuore in ansia acquistiamo tre pagnotte e un po’ di sugo. Poi, contente, consumiamo la cena, l’unico nostro pasto del giorno. E domani, sotto il sole o il freddo o la pioggia, tenderemo ancora la mano con la speranza di raccogliere gli spiccioli per campare un altro giorno.

N on conosco grandi piaceri. Non so di abbondanza, di mense imbandite di ogni ben di Dio. Ho sentito parlare di bevande pregiate; per gustarle – dicono – occorrono persino coppe ad hoc. Io conosco solo l’acqua che mi porgono e non so nemmeno se sia pulita o sporca, perché
sono cieca fin dalla nascita.
Qualcuno, nel 2000, mi ha parlato di un anno speciale, un anno di grazia indetto da Dio per sollevare i poveri e colmarli di beni… Io vi giuro che, l’anno passato, non ho visto nulla di simile: nulla di speciale si è depositato sulle mie mani; nessuno mi ha offerto un po’ di più… durante l’anno santo!
Allora Dio promette molto, mantiene poco ed è… bugiardo anche lui! O lo sono gli uomini che possiedono tanto e non si curano di chi ha quasi nulla? Rispondete, per favore.
Mi dicono che siamo in quaresima e che, fra poco, sarà pasqua. Auguro a tutti una bella festa.
Quel giorno io e le due bimbe saremo sulla strada fin dal primo mattino, come le donne che andarono al sepolcro di Gesù. Passerà la gente, vestita a festa: molti andranno in chiesa, per festeggiare Gesù risorto con interminabili «alleluia». Passeranno davanti a noi in fretta, senza guardarci, senza rendersi conto che Gesù, nei mendicanti, continua a trascinare la croce e a morire.
Non è ancora risorto, povero Cristo!
Pazienza ci vuole!
Al termine della giornata, mangeremo la solita pagnotta. La mangeremo adagio, pensando:
«È pasqua. Succede una volta all’anno».
Tighist

Tighist

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