Problemi per una volontaria

Cari missionari,
sono un’infermiera professionale nell’ospedale di Lonato-Desenzano (BS) e seguo con interesse la rubrica «Come sta Fatou?», perché ho vissuto un anno in Mozambico. Per compiere tale esperienza, ho dovuto chiedere l’aspettativa non retribuita. Inoltre solo l’insistenza verso il direttore dell’ospedale mi ha permesso di avere il nulla osta alla partenza.
In Mozambico ho lavorato in un centro de saude. L’impreparazione a trattare malattie tropicali mi ha costretta all’umiltà. Anche il numero contato di siringhe, gli aghi spuntati, la mancanza di energia elettrica, le modalità di sterilizzazione senza controprova… mi hanno ridimensionato come infermiera, che in Italia ha tutto.
Segnalo due problemi:
– la mancanza in Italia di corsi per infermieri sulle malattie tropicali (corsi «accessibili» per costo e modalità);
– una legislazione che non salvaguarda il lavoro al partente e lo penalizza (vedi il mio caso) anche nei contributi previdenziali.
Sono tante le persone disponibili ad impegnarsi nel sud del mondo; ma forse sono intimidite dalla burocrazia e da richieste considerevoli di esperienza, logistica e organizzazione… come certi gruppi esigono.
Ringrazio le missionarie comboniane per la pazienza nei miei confronti. Professionalmente ho dato niente; ma è stato per me un grande «tirocinio» umano e cristiano.
Claretta Boselli
Volta Mantovana (MN)

I problemi sollevati sono vecchi, ma purtroppo attuali.

Claretta Boselli

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