Il cuore in Kenya

Caro direttore,
il tuo intervento a Radio Maria è stato meraviglioso. Grazie per averci regalato un’«ora missionaria». Io avrei voluto dire tante cose; ma, pensando ai nostri amici in difficoltà, un nodo alla gola me lo ha impedito.
Sono appena ritornato dal Kenya e, con me, ho portato l’angoscia di tanta gente affamata a causa della siccità. In 15 giorni ho visitato alcune missioni per offrire ai padri la mia amicizia e quel poco che, con l’aiuto di benefattori, ho portato. Quante richieste! Specialmente per il cibo e qualche pompa per irrigare. Anche da fratel Argese l’acqua scarseggia, ma lui con il suo grande ingegno la va a cercare ovunque.

Nino è un caro amico. Forse i lettori ne conoscono la passione missionaria insieme alla moglie Mariangela e al figlio Giorgio, morto giovanissimo. Missioni Consolata, giugno 1986, ne aveva parlato… Il cuore di Nino batte soprattutto per il Kenya, dove vivono alcuni suoi figli adottivi. Un Kenya, dove due milioni di persone rischiano la fine, data la siccità. E la fame alimenta pure il brigantaggio.
«Noi – scrive dal Kenya padre Attilio Ravasi – tiriamo avanti come possiamo. Ora in città si razionano acqua e luce. L’economia, già in difficoltà, sta subendo un colpo mortale. Gioi fa ho rischiato grosso. Accompagnavo in auto Piera, una laica missionaria da tanti anni in Kenya, all’ospedale di Sololo, e siamo stati braccati per strada da alcuni banditi: hanno sparato, obbligandoci a fermare; ci hanno fatto sdraiare per terra e spogliato di tutto. Io avevo poco, ma Piera ci ha rimesso parecchi soldi e il computer portatile, appena giunto dall’Italia. Però ci hanno lasciato la cosa più bella e importante: la vita. Ma anche tanta tanta paura…».

Nino Maurel

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