Dal Pentagono a St. Patrick

Nato a Filadelfia da una famiglia
di origini irlandesi,
a lungo cappellano della U.S. Navy,
John O’Connor ha guidato
la diocesi di New York per 16 anni.
Con determinazione
e piglio da leader.

John O’Connor è stato tumulato in una cripta della cattedrale di S. Patrizio lunedì 8 maggio, accanto a quella dove riposa Pierre Toussant, lo schiavo haitiano che due secoli fa si distinse in opere pie e per il quale lo stesso O’Connor aveva avviato in Vaticano la causa di beatificazione.
Una folla di 3.500 persone gremiva la cattedrale, compresi 15 cardinali, 150 vescovi e 800 sacerdoti. Tra i politici spiccavano il presidente Clinton e la moglie, il vice Gore e la moglie, l’ex presidente Bush, il governatore Pataki, il sindaco Giuliani. Il cardinale Angelo Sodano, rappresentante del papa, ha celebrato la messa; il cardinale Beard Law, amico intimo di O’Connor, è venuto da Boston per rivolgere la omelia.
Il cardinale Sodano ha ricordato ai presenti che O’Connor, con i suoi 80 anni, era il più anziano tra i vescovi americani in attività. Dal 1984 guidava l’arcidiocesi di New York e dal 1985 era stato nominato cardinale da papa Giovanni Paolo II. O’Connor era ritenuto molto vicino al pensiero e all’apostolato di papa Wojtyla, dal quale si era recato in visita a Roma per l’ultima volta lo scorso febbraio.
Tra gli altri oratori, il presidente Clinton ha esaltato la forza d’animo non comune e il coraggio e la fede dimostrati nella malattia. L’associazione degli ebrei americani ha sottolineato che O’Connor ha avuto un merito notevole nel costruire un ponte fra ebrei e cattolici. Per il candidato alla Casa Bianca, George Bush, gli Usa hanno perso una voce eloquente a favore dei diritti umani e della dignità dell’uomo. E per il sindaco Rudolph Giuliani il cardinale è stato una bussola morale, ammirato da tutti i newyorkesi, credenti e non credenti.

L’ultima volta che avevo incontrato il cardinale era stata la prima domenica di quaresima (in coincidenza con l’inizio del giubileo della città di New York) nelle cattedrali di S. Patrizio e di S. Giacomo. I sacerdoti, i religiosi, le suore e i fedeli avevano riempito le navate che, in occasione delle celebrazioni, hanno esibito a caratteri cubitali il grande motto «Aprite le porte a Cristo».
Le parole del cardinale e dei vescovi, il canto delle litanie dei Santi, l’invocazione della benevolenza divina su tutti coloro che abitano questa grande metropoli e lo scambio della pace, come dono di responsabilità e di coinvolgimento, avevano fatto della celebrazione un significativo atto penitenziale-giubilare.
«Noi come chiesa saremo sempre con le vittime dell’ingiustizia e della violenza – avevano detto i prelati – e ci impegneremo a garantire a tutti i mezzi necessari per vivere in modo dignitoso e in un ambiente di ascolto e fratea accoglienza».
La frase evangelica più eloquente che il cardinale aveva voluto consegnarci era stata: «Io sono con voi fino alla fine dei tempi». E l’aveva spiegata così: «Queste parole di Gesù ci assicurano che nell’annunziare e vivere il vangelo della carità non siamo soli. In questo anno speciale del giubileo Gesù invita tutti a tornare al Padre, che ci aspetta a braccia aperte, per trasformarci in segni viventi ed efficaci del suo amore misericordioso».
Il ritorno al Padre per il cardinale O’Connor coincideva con la salvaguardia di ogni diritto umano. «Osteggiando il Padre – aveva scritto sul Catholic News, il settimanale della diocesi di New York – tutto viene sconvolto, scatenando necessariamente una serie di fattori negativi, deleteri per la dignità, la vita e la vera realizzazione della persona umana».
Nell’articolo, tra i fattori più negativi, il cardinale aveva citato la tragedia della criminalità che avvelena il vivere civile, lo sfascio e l’infelicità delle famiglie, le ideologie massificatrici, le rivoluzioni sanguinarie, le dittature e gli estremismi di qualunque matrice, i regimi polizieschi, i genocidi e le pulizie etniche, con i relativi campi di sterminio e i foi crematori.
Poche settimane prima di morire, il cardinale John O’Connor era stato premiato della medaglia d’oro del Congresso, l’onore civile più alto della nazione, per la sua battaglia in favore della giustizia economica, le condizioni dei lavoratori e, in generale, per tutte le persone nella città, nello stato e nel paese che hanno bisogno di aiuto.
Nel ricevere la prestigiosa onorificenza, il cardinale aveva ribadito il suo impegno nel difendere, a qualunque costo, la sacralità della vita umana, dal sorgere fino al tramonto, di qualunque persona, di qualsiasi colore, razza, religione o non religione essa appartenga. «Per questa causa mi sono sempre battuto e mi batterò fino all’ultimo mio respiro», aveva detto il cardinale, ancora debole e convalescente per l’operazione al cervello.
Nella storia la medaglia d’oro del Congresso è stata aggiudicata a 250 persone, tra cui spiccano George Washington, Wright Brothers, Madre Teresa di Calcutta. A chi gli aveva ricordato che la prima onorificenza era stata consegnata ai patrioti della rivoluzione americana di Bunker Hill, il cardinale aveva risposto: «È meraviglioso! Anch’io sono stato militare». Infatti O’Connor era stato cappellano della U.S. Navy (la marina militare statunitense) durante la guerra in Vietnam e in Corea.
In quell’occasione, anche il presidente Clinton aveva inviato un messaggio, dichiarando: «Per più di 50 anni O’Connor ha servito la chiesa cattolica e la nostra nazione con costanza e impegno». Nel suo messaggio, il presidente aveva ricordato i primi giorni di operato parrocchiale di O’Connor a Filadelfia, sua città natale, il servizio come cappellano militare e i 16 anni a capo dell’arcidiocesi di New York.
«Sia quando è stato soldato in campo di battaglia sia con i malati di Aids – aveva continuato il presidente – il cardinale ha operato con spirito gentile e amorosa dedizione. Fin dall’inizio, O’Connor è stato un protettore per i poveri, un campione per i lavoratori, e fonte di ispirazione per milioni di persone».
Vari vescovi erano candidati a succedere ad O’Connor alla guida di una diocesi che è solo la terza come popolazione negli Usa (dopo Los Angeles e Chicago), ma è sicuramente la più importante sul piano della visibilità, e del peso politico. Il Vaticano ha scelto Edward Michael Egan, vescovo di Bridgeport. Stimato intellettuale, conosce e parla quattro lingue, ed è un abile amministratore.

Al Barozzi

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