“Corno d’Africa”: le colpe dei governi

Cari amici,
nella guerra Etiopia-Eritrea muoiono migliaia di persone, mentre tante altre sono in grave pericolo, se non vengono soccorse con urgenza. La gente (che aveva seminato parecchie volte) ha perso i raccolti a causa della siccità. Ma il governo non ha immagazzinato risorse idriche costruendo dighe. Non essendo cresciuta l’erba per gli animali, le bestie diventano ora carcasse e la gente segue la loro stessa sorte.
Ha una bella faccia tosta il primo ministro a dire che non è colpa dei governanti se manca il cibo. Certo, non è colpa loro se non piove. Però, se non si sono dati una mossa per creare in tempo delle scorte, se non hanno razionalizzato l’agricoltura… di chi è la colpa?
Dopo aver ricevuto gratis derrate alimentari da tanti paesi, è responsabilità loro (eccome!) averle vendute per pagare le spese di guerra. Così i servizi di prima necessità sono stati abbandonati con la scusa che, per prima cosa, bisogna difendere la sovranità territoriale. È una colpa il non aver trovato un’intesa per risolvere il conflitto in modo umano, e non così selvaggiamente come hanno fatto. È un delitto usare i giovani per distruggere, ammazzare.
Ora persino gli aiuti di emergenza (che noi missionari dovremmo distribuire alla gente) andranno in parte in mano ai governanti, perché vogliono avee il monopolio. Speriamo nella protesta delle Organizzazioni inteazionali… Però ho poche speranze, perché prima bisognerebbe cambiare certe teste.
Ho visto troppe persone sicure di sé e orgogliose, come il «don Rodrigo della forca». È un’espressione spagnola per dire: c’è chi, con la fune al collo, si vanta di essere un nobile e dichiara di morire da innocente. Eppure è un assassino… Nel «Coo d’Africa» i poveri possono nuotare nella melma, ma i capi diranno sempre che si tratta di «fanghi», buoni per i reumatismi!
Lettera firmata
Addis Abeba (Etiopia)

Denuncia amara quanto giusta. Su questo numero facciamo il punto della «guerra tutta pazza» tra Etiopia ed Eritrea (vedi pagina 47).

Lettera firmata

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