Tra angeli e diavoli

«Tesi e antitesi»

La legge Turco-Napolitano, la proposta Berlusconi-Bossi, la delinquenza, i Centri di permanenza, il lavoro,
la religione, la passata emigrazione italiana.
Gli immigrati rappresentano un terreno di scontro
tra le forze politiche e gli stessi cittadini. Comunque la si pensi, di immigrazione si continuerà a parlare.
Perché è un fenomeno di portata storica.
In questo articolo tentiamo di dare una risposta alle «tesi» più diffuse.

TESI: «La legge Turco-Napolitano è troppo permissiva. Gli irregolari effettivamente scoperti ed espulsi sono pochissimi. Gli scafisti poi la fanno sempre franca».

ANTITESI:
I dati del ministero dell’Inteo indicano in circa 90.000 unità le espulsioni comminate dal 27 marzo 1998, data di entrata in vigore della legge Turco-Napolitano (n. 40/98).
Il numero delle espulsioni è, quindi, notevolmente aumentato rispetto alla situazione precedente, quando vigeva la legge Martelli.
I dati smentiscono l’assunto secondo cui la legge in questione sarebbe troppo permissiva.
Inoltre, va aggiunto che solo gli strumenti repressivi previsti dalla legge hanno fino ad ora trovato attuazione. Non altrettanto può dirsi per quelli, pure esistenti, volti a favorire l’integrazione degli immigrati, quali – ad esempio – la carta di soggiorno.

TESI: «La proposta di legge di Berlusconi e Bossi è giusta perché tutela gli italiani dai pericoli dell’immigrazione incontrollata».

ANTITESI:
La proposta di legge in questione ha tutti i caratteri propri della c.d. «legge manifesto», ovverosia di un provvedimento che annuncia dei principi che appaiono forti e risolutori, senza tuttavia preoccuparsi di come possano essere realizzati. È pertanto una proposta demagogica.
Basti un esempio. Non è sufficiente parlare di «espulsione immediata» se non si spiega come si provvede all’identificazione della persona da espellere.
Invero, tutti coloro i quali ritengono che l’immigrazione sia un pericolo, non potranno che giornire all’idea, sbandierata, dell’espulsione immediata del clandestino. Ma costoro non sanno, perché viene loro dolosamente taciuto, che l’espulsione con accompagnamento immediato tramite la forza pubblica è già prevista dalla legge attuale. E nemmeno sanno che le difficoltà si incontrano nella fase di esecuzione dell’espulsione con il paese verso il quale l’espellendo è inviato. Infatti, se costui non è identificato con certezza o tramite passaporto (che spesso non ha) o tramite rappresentanza consolare straniera in Italia, il paese di destinazione non lo accetta e la polizia italiana è costretta a riportarselo indietro.
Con l’ulteriore danno di un viaggio aereo di andata-ritorno inutile, il cui costo grava esclusivamente sul contribuente italiano.
Ecco, allora, che le strade da percorrere per dare effettività alle espulsioni sono altre da quelle indicate nella proposta del Polo e passano attraverso la stipula di accordi diplomatici di riammissione con i paesi da cui provengono i maggiori flussi migratori.

TESI: «Gli extracomunitari hanno fatto incrementare la delinquenza. Non solo nel campo della prostituzione e della droga, ma anche in quello delle rapine. L’alto numero di extracomunitari detenuti nelle carceri italiane è una conferma di questa affermazione».

ANTITESI:
L’alto numero di detenuti extracomunitari non è indice esclusivo di aumento della criminalità. Il dato può infatti essere letto come indice della efficacia dell’apparato repressivo nonché della oggettiva difficoltà, per i detenuti extracomunitari, di accedere alle misure alternative alla detenzione.
Il che significa che al delinquente straniero è riservato un trattamento sanzionatorio e penitenziario peggiore di quello riservato agli italiani.

TESI: «Gli extracomunitari tolgono lavoro agli italiani. Non è vero che fanno soltanto i lavori che noi non vogliamo più. Il loro contributo alla ricchezza nazionale è inferiore al costo che lo stato deve accollarsi».

ANTITESI:
La tesi è contraddetta dalle affermazioni delle organizzazioni confindustriali che indicavano in almeno 100.000 unità il fabbisogno di manodopera straniera per il 2000.
Tali organizzazioni hanno pertanto accolto con parziale favore il recente decreto di programmazione dei flussi di ingresso dei lavoratori extracomunitari nel territorio dello Stato per l’anno 2000 che indica in 63.000 unità la quota per l’anno in corso.
Richieste di lavoratori stranieri per ricoprire posti di lavoro a tempo indeterminato sono state avanzate dai settori siderurgico e meccanico, mentre altri settori produttivi nazionali, quali turistico-alberghiero, agricolo ed edilizio hanno avanzato richiesta di manodopera straniera per lo svolgimento di lavori a tempo determinato e stagionale.
La legge della domanda e dell’offerta che regola il mercato del lavoro, contraddice pertanto la tesi in oggetto.

TESI: «La metà degli extracomunitari sono musulmani. L’islam è una religione antagonista e intollerante verso i fedeli delle altre religioni. Perché l’Italia cattolica dovrebbe aprirsi a persone provenienti da Stati che non hanno rispetto per i non-islamici?».

ANTITESI:
Alle soglie del nuovo millennio, sia pur faticosamente, anche l’Italia si è laicizzata: parlare di «Italia cattolica» pare pertanto fuori luogo. Ciò premesso, non è che l’Italia debba aprirsi ai musulmani: costoro, per ragioni economiche, sociali, storiche e geografiche, arrivano nel nostro paese senza che all’ «Italia cattolica» sia data la possibilità di aprirsi o di chiudersi. Di fronte ai fenomeni storici di grande portata, e tra questi vi è quello migratorio, non è data possibilità di scelta. Potrà piacere o meno, ma è così.
E allora il problema diventa capire se si vuol fare della diversità – anche religiosa – un’occasione positiva di confronto, di dialogo e di crescita, ovvero se si ritiene più intelligente e «cristiano» erigere improbabili steccati con l’unica conseguenza di aumentare la xenofobia, la conflittualità ed il disagio.

TESI: «I “Centri di permanenza temporanea” sono uno strumento indispensabile per poter fronteggiare gli illegali».

ANTITESI:
Secondo i dati ufficiali del ministero dell’Inteo, gli stranieri transitati nei «Centri di permanenza temporanea» nel periodo 1.1.1999-31.12.1999 sono stati 8.847. Di questi ne sono stati effettivamente rimpatriati solo 3.893, per una percentuale pari al 44%. Orbene, se si considera che di questo 44% molti sono successivamente rientrati clandestinamente, ne consegue che detti Centri non sono così utili come si vuol fare intendere, posto che servono ad allontanare meno della metà dei reclusi.
È importante tener presente, inoltre, che 3.379 trattenuti – pari al 38,19% degli ospiti – sono stati dimessi perché non si è riusciti ad identificarli.
Il che conferma che il vero scoglio per l’esecuzione delle espulsioni è la difficoltà di identificazione degli espellendi, rispetto alla quale l’istituzione dei Centri di permanenza è poco influente.
Infine, poiché buona parte dei 3.893 trattenuti effettivamente e-spulsi erano persone appartenenti a paesi con i quali l’Italia ha sottoscritto accordi di riammissione (Tunisia, Albania e Marocco) è evidente che questa è la via da seguire.

TESI: «I sostenitori (centri sociali e gruppi di estrema sinistra) di una “immigrazione libera” sono oltranzisti, che non hanno a cuore i problemi del Terzo Mondo, ma mirano soltanto alla destabilizzazione dello Stato».

ANTITESI:
In linea di principio non può non far riflettere il fatto che, nell’era della globalizzazione, circolino liberamente merci e capitali ma non le persone.
In concreto, se da un lato l’immigrazione incontrollata non è oggi realisticamente proponibile, è altrettanto vero che a fronte della dimensione strutturale e non meramente congiunturale del fenomeno migratorio, nonché della posizione e della conformazione geografica dell’Italia che rende praticamente incontrollabili le nostre coste (a meno di una costosissima ed altrettanto improponibile militarizzazione del territorio costiero) è difficilissimo frenare l’immigrazione clandestina con strumenti “militari”. Ed infatti non ci si riesce.
Prova ne sia che tra il 1986 ed il 1998 vi sono state quattro sanatorie: in media una ogni tre anni. Il che significa, al di là delle ipocrisie e della propaganda politica, che la sanatoria è stato l’unico vero strumento di controllo e governo dell’immigrazione utilizzato dai vari governi che si sono succeduti in Italia dal 1986 ad oggi.
Tant’è vero che la stragrande maggioranza degli stranieri regolari ed inseriti nel tessuto sociale e produttivo del nostro paese si sono “regolarizzati” tramite le periodiche sanatorie.
Prendere atto di questo dato oggettivo, significa rendersi conto che una politica razionale dell’immigrazione non può che essere quella di rendere competitivo l’ingresso legale a discapito di quello illegale. E ciò è possibile solo attraverso una corretta politica dei flussi migratori nel senso di determinare le quote annuali di ingresso in misura rilevante.
Solo rendendo più appetibile l’ingresso legale si potrà sperare di arrivare ad una tendenziale diminuzione dei flussi migratori clandestini e, conseguentemente, dei lauti guadagni degli scafisti.
La realizzazione di una politica antiproibizionista in materia migratoria comporterebbe dunque un maggior controllo del territorio da parte dello Stato, il che non è affatto un obiettivo destabilizzante.
TESI: «Comparare l’emigrazione italiana di inizio ‘900 con l’immigrazione extracomunitaria attuale è un falso storico. Gli italiani emigravano in paesi che avevano un “sentire comune” al nostro».

ANTITESI:
La storia ci racconta i grandi movimenti migratori che si sono succeduti nei secoli. La loro comparazione è obiettivamente ardua, in ragione della diversità dei contesti socio-economici di riferimento.
Certo è che, oggi, l’Europa occidentale appare, ai popoli del Sud e dell’Est del mondo, quella che, agli occhi dei nostri nonni di inizio ’900, era la «America».

di Guido Savio

Guido Savio

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