“Ero forestiero e mi avete ospitato”
I «mediatori interculturali» del Trentino
Albania, Croazia, Serbia, Macedonia, Tunisia, Marocco, Egitto, Siria, Iran, Cina, Brasile, Colombia, Libano, Polonia. Per un intero anno, in una scuola del piccolo Trentino si sono ritrovate persone provenienti da tutti questi paesi. L’obiettivo era concreto e meritorio: formare dei «mediatori interculturali» che sappiano affrontare i problemi della società multietnica e multiculturale. Un tipo di società che in Italia, come già nel resto del mondo occidentale, è divenuta realtà quotidiana.
Ecco come descrive l’esperienza la nostra collaboratrice serba.
Finalmente possiamo dare una buona notizia in tema di immigrazione: la provincia di Trento ha costruito un «ponte» nuovo. Un bellissimo ponte, ma non di pietra o di ferro: un ponte fatto di persone. Persone molto diverse fra di loro: diverso colore della pelle, diversa nazionalità, diversa religione, diversa mentalità e abitudini, diverso carattere. Ognuno con la propria storia. Queste persone, come elementi di una nuova costruzione, si sono ritrovate per uno scopo comune: mettere la propria esperienza di «forestiero» al servizio degli altri.
Gli stranieri in Italia sono una realtà dei nostri tempi. Ora abbiamo due possibilità: che la loro presenza sia fonte di arricchimento (materiale, culturale e spirituale) per il nostro paese, oppure fonte di conflitti, soprattutto futuri.
Tutto dipende dalle nostre scelte. Dai semi che gettiamo oggi cresceranno frutti per i nostri figli. La provincia di Trento ha gettato seme buono. Ha introdotto nella nostra società la figura del «mediatore interculturale», una figura nuova che personifica la speranza in un futuro migliore.
A dispetto del pessimismo sempre più diffuso, la presenza del «mediatore interculturale» nella nostra società ci dà una possibilità in più: quella di sfruttare le nostre diversità per incrementare la qualità del nostro paese.
Chi è il «mediatore interculturale»? È una persona con un livello culturale superiore o universitario proveniente da un paese di forte emigrazione. È una persona che vive da molti anni in Italia e parla bene l’idioma. Conosce la cultura italiana, la mentalità della gente ed ha legami affettivi solidi con il paese che l’ha accolto.
Dall’altra parte, il mediatore porta con se molte conoscenze sul paese dal quale proviene. Queste conoscenze possono rendersi utili per risolvere in modo positivo e costruttivo i problemi che si presenteranno in una società multinazionale e multiculturale come anche l’Italia è diventata.
La provincia di Trento ha organizzato un corso per «mediatori interculturali» allo scopo di inserirli nel mondo della scuola. Il loro lavoro dovrà rivolgersi indistintamente ai bambini italiani e a quelli stranieri al fine di facilitare la classe nel passaggio dal gruppo multiculturale al gruppo interculturale. Tratto fondamentale del suo lavoro è la collaborazione con gli insegnanti.
Gli obiettivi del lavoro del mediatore dovrebbero essere plurimi. In primo luogo, facilitare l’interazione del gruppo classe, prestando particolare attenzione allo studente straniero per incoraggiarlo e sostenerlo nell’intrecciare relazioni con coetanei e insegnanti e per favorire l’inserimento nel nuovo sistema scolastico.
Il mediatore agevolerà la comunicazione tra scuola e famiglia. Collaborerà inoltre con gli insegnanti per creare condizioni e occasioni di scambio interculturale all’interno del gruppo classe e della scuola, facilitando la comunicazione, il gioco comune e le forme di aiuto reciproco nell’apprendimento dei contenuti.
Uno dei punti qualificanti del loro intervento dovrebbe consistere nel valorizzare tutte le culture presenti in classe, stimolando il gruppo a cogliere diversità e affinità.
Quando ci siamo incontrati per la prima volta (era l’8 dicembre del 1999), ci guardavamo incuriositi. Credo che nessuno di noi si era mai trovato prima in un gruppo così variopinto.
Ricordo che i nostri «tutors», Leila e Gabriel, ci hanno insegnato un gioco di presentazione molto interessante, che ha subito stuzzicato la curiosità della classe.
Metà di noi ha posto in un contenitore un bigliettino con il proprio nome. Ognuno degli altri ha poi pescato uno di questi biglietti. Si sono così formate una quindicina di coppie che, in disparte, si sono conosciute. Alla fine, ogni persona ha presentato al gruppo il proprio compagno o compagna. Con contentezza abbiamo imparato i nomi gli uni degli altri e la provenienza di ognuno. Quel primo incontro per me è forse stato il più bello e interessante.
Da dicembre a maggio ci siamo incontrati il sabato e la domenica, nonché in alcuni pomeriggi durante la settimana. È stato molto impegnativo, ma anche estremamente interessante!
Durante il corso abbiamo studiato come funziona la scuola italiana; ci hanno dato nozioni generali di storia contemporanea e dei fenomeni migratori; abbiamo conosciuto alcuni programmi e progetti di tipo interculturale.
In altre occasioni, abbiamo fatto lezione noi studenti. Ognuno ha cercato di presentare la propria cultura e i sistemi scolastici dei paesi d’origine. Una particolare importanza è stata data all’ascolto, cercando di sviluppare tale capacità in ognuno di noi. Abbiamo cercato di approfondire i rapporti con persone di altre culture d’immigrazione presenti in questo paese e di sviluppare la capacità di relativizzare il punto di vista.
Il prossimo anno scolastico noi tutti saremo sparsi nelle scuole trentine per svolgere i nostri compiti di mediatori. Saremo noi a facilitare l’inserimento dei bambini stranieri nelle scuole trentine e a insegnare ai ragazzi una disciplina nuova, l’intercultura, indispensabile per la formazione corretta dei nostri figli che vivranno in una società fortemente multietnica e multiculturale.
Snezana Petrovic