Domenica, 19 marzo, nella chiesa di Sporminore (Trento). Celebra la messa padre Giacinto Franzoi. All’omilia il missionario della Consolata, nativo del paese, esordisce con il classico «cari fratelli». Le sue labbra abbozzano un sorriso: atteggiamento un po’ insolito sul volto tacituo di Giacinto. Però questa è la messa del «grazie», dell’«arrivederci», prima di ripartire per la Colombia.
Dopo il «cari fratelli», il sorriso scompare. «Ritoo in Colombia amareggiato – continua il missionario -. Ovviamente non ne siete voi la causa, né il mio ginocchio o il braccio… che fanno le bizze. Parto con l’amaro in bocca, perché d’ora in poi… i cioccolatini non mi piaceranno più!».
Padre Franzoi parla proprio di «gianduiotti», di «baci». Non saranno più come prima, a base di cacao. Lo ha decretato il Parlamento europeo, su proposta di Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca.
Il 15 marzo la maggioranza del Parlamento europeo, dando il via ad un cioccolato diverso, ha anteposto gli interessi delle multinazionali a quelli dei paesi del sud del mondo, dei consumatori, degli ambientalisti. È passata la direttiva che, nella fabbricazione del cioccolato, consente l’impiego fino al 5% di grassi vegetali (olio di palma, cocco, karitè, mango, ecc.) in sostituzione del burro di cacao.
La decisione comporterà gravi conseguenze per i paesi che, sull’esportazione del cacao, fondano le loro economie: in particolare la Costa d’Avorio, primo produttore al mondo con circa 700 mila tonnellate all’anno, senza scordare Nigeria, Ghana, Camerun, ecc.
A Strasburgo è stato addirittura approvato l’uso di «sostanze geneticamente modificate» (OGM*). Dulcis in fundo (è il caso di dirlo trattandosi di cioccolato), le informazioni sui grassi vegetali e su quelli geneticamente modificati non appariranno in modo chiaro sull’etichetta del prodotto. I consumatori dovranno andare a leggersi la lista degli ingredienti: questa, oltre ad essere di difficile comprensione, è visibile solo con una lente d’ingrandimento.
«Ai miei contadini di Remolino – commenta padre Giacinto – spesso hanno rinfacciato la coltivazione di coca, che in 24 ore diventa cocaina. Si è loro detto: “Perché, invece di coca, non coltivate cacao?”. Alcuni l’hanno fatto, sia pure con difficoltà, giacché il cacao rende solo dopo tre anni: e, nel frattempo, bisogna vivere. Ma ora chi comprerà il loro cacao?».
In chiesa tutti fissano il compaesano. C’è chi annuisce. Altri, del problema sollevato, ricordano solo la protesta degli artigiani cioccolatai.
«Durante questa vacanza in Italia, in ospedale, ho sentito dire che i paesi poveri devono produrre di più, per esportare di più. I campesinos di Remolino potevano puntare su qualche tonnellata di cacao. E adesso?
In ambulatorio, mentre mi massaggiavano la gamba e il braccio, ho sentito parlare anche di condono del debito estero dei paesi poveri.
Cari fratelli, che dire se quello che ti danno con la destra te lo ritirano con la sinistra?».
Francesco Beardi
(*) Lo scorso 12 aprile il Parlamento europeo ha respinto quasi tutti gli emendamenti contro gli OGM…
Francesco Beardi