Spettabile redazione,
è con profondo stupore e malcelata indignazione che constato come nella vostra rivista non si sia fatto cenno alcuno alla improvvisa morte di padre Bruno Marcon, avvenuta alla vigilia di natale.
Come molti sanno, ha speso 15 anni fra gli indios del Rio Branco nello sperduto territorio brasiliano di Roraima, in prima linea nella grande tragedia delle popolazioni indigene, decimate, oppresse, defraudate della terra e dei propri diritti.
Tornato in Italia, padre Bruno ha continuato la sua opera a favore degli indios promuovendo iniziative e ideando progetti, tra cui «Una mucca per l’indio» che riuscì a raccogliere grandi consensi e fondi.
Altrettanto nota è stata l’attività editoriale di padre Bruno che, attraverso la pubblicazione di diversi libri, ha continuato la sua instancabile opera di sensibilizzazione e promozione della causa indigena.
Ritengo vergognoso e ingeneroso (non solo verso la sua memoria, ma anche e soprattutto nei confronti delle popolazioni indios) l’assoluto silenzio che la vostra rivista gli ha riservato!
Grazie di aver ricordato padre Bruno Marcon con tanta passione. Forse la foga è un po’ eccessiva per quanto ci concee.
La foto di padre Bruno e alcuni suoi dati biografici sono apparsi su Missioni Consolata di marzo, con altri sette missionari defunti, alcuni giovanissimi.
Tutti meritano un degno ricordo. Lo fa il bollettino da Casa Madre. Se lo facesse anche Missioni Consolata, la rivista diventerebbe un necrologio…
A onore del vero, l’ideatore della campagna «Una mucca per l’indio» non fu padre Bruno, ma padre Giorgio Dal Ben. L’iniziativa poi è stata sostenuta da tutti i missionari della Consolata in Italia.
M. Grazia Ghielmetti