Quanto ricevono i poveri?

M i riferisco alla lettera aperta alla chiesa di Modena del signor Guido Guidotti, pubblicata su Missioni Consolata di gennaio 2000.
Nella lettera, intitolata «L’8 per mille e il sud del mondo», ci sono contestazioni gravi, tra cui l’ammontare di 9 miliardi di lire ricavati dall’8 per mille e devoluti alla chiesa di Modena, mentre si stralciano solo 20 milioni per i missionari diocesani in Brasile.
Modena è solo una delle diocesi d’Italia che riceve dai contribuenti dell’8 per mille forse tanti miliardi, da destinare a chi ne ha veramente bisogno e non per potenziare sperperi inutili, quali potrebbero essere manifestazioni che con la povertà nulla hanno a che fare. Al contribuente italiano si chiede un obolo per i bisogni della chiesa. Quanti soldi la chiesa cattolica e le altre chiese ricevono non sono mai riuscito a saperlo, né come vengono impiegati.
Avete fatto bene a pubblicare la lettera del signor Guidotti. Ora si dovrebbe aprire un dibattito critico e propositivo, come scrive il Guidotti. E voi dovreste renderlo noto.

Oggi, domenica, ho celebrato tre messe. Sono un missionario della Consolata che lavora in Portogallo. Ho letto con interesse la lettera del signor Guidotti. È una lettera alla chiesa di Modena, ma è rivolta pure a tutte le chiese d’Italia, a tutti gli italiani… Sono figlio di friulani, nato e cresciuto in Canada, ma sono anche cittadino italiano con tanto di passaporto.
Concordo pienamente con il signor Guidotti e lo ringrazio. Però mi dispiace che non sia andato a messa quella domenica. Chi ha lavorato in missione sa quali sacrifici affrontano i cristiani per partecipare all’eucaristia, che è sempre una festa di ringraziamento al Signore, a prescindere dal prete.
Commento la lettera di Guidotti con la mia esperienza. Ho lavorato cinque anni a Bweyogerere (Uganda) dal 1993 al 1998. Diventato parroco, ho trovato una missione con debiti e tanti problemi. I superiori mi hanno detto: «Arrangiati!».
Si è subito radunato il consiglio parrocchiale, che ha deciso all’unanimità: «Dobbiamo tirarci su le maniche e stringere anche la cinghia». La gente ha dato un sorprendente e generoso contributo per risolvere i suoi guai… Ma non potevamo fare tutto da soli: dovevamo essere spalleggiati da qualche «buon samaritano».
Numerose chiese e nazioni, che si dicono «generose», hanno smesso d’esserlo con noi. Per un pugno di dollari, marchi o franchi ci hanno fatto impazzire con un labirinto di burocrazie. Altro che carità!
Poi, finalmente, è passato il «buon samaritano», che si chiama «Italia». Così la parrocchia di Bweyogerere si è trasformata con lo scavo di pozzi, la costruzione di scuole, il completamento di chiese e l’acquedotto. L’Ufficio per lo sviluppo della diocesi di Kampala ha additato Bweyogerere come un modello per tutte le altre parrocchie.
E ciò grazie a chi? Innanzitutto alla gente di Bweyogerere, che, pur nella povertà, ha fatto sacrifici per lo sviluppo della sua chiesa. Ma si devono ringraziare anche tanti italiani, che sono rimasti nell’anonimato, padre Mario Valli, responsabile dell’Ufficio per la cooperazione missionaria (Torino), la Caritas italiana. Bisogna ringraziare pure il Comitato per gli interventi straordinari in favore del terzo mondo della Conferenza episcopale italiana; il Comitato, grazie all’8 per mille che gli italiani sottoscrivono ogni anno, ha aiutato Bweyogerere quando eravamo agli estremi!
Per cui evviva l’8 per mille, evviva l’Italia! Le altre chiese dovrebbero seguie l’esempio.

La lettera del signor Guidotti è stata sottoscritta anche da 43 persone. Non mira a creare polemiche, ma ad aprire un confronto critico e propositivo. Ed è quanto sta avvenendo.
Secondo l’Ufficio nazionale della Cooperazione missionaria fra le chiese, la chiesa italiana ha destinato al sud del mondo 30 miliardi di lire nel 1991, per giungere a 135 miliardi nel 1998, così impiegati: per progetti socioculturali 133 miliardi, da distribuire 2 miliardi.

Pio Maacchi e p. Marco Bagnarol