Certosa missionaria

È un centro di spiritualità missionaria. Numerosi giovani (ma anche adulti) lo frequentano per un rapporto profondo con Dio: e riscoprono anche
la frateità con gli uomini. Da quest’anno ha «una marcia» in più, con l’apertura della prima chiesa abbaziale.

La certosa di Pesio
(Cuneo), oasi del sacro dal medioevo ai giorni nostri, ha scritto nel vespro dell’Assunta del 1999 un’altra pagina luminosa della sua plurisecolare storia…
Immersa nel silenzio e nella maestosa natura, la certosa di Pesio continua ad essere un centro di spiritualità: preghiera e meditazione per chi sente il bisogno di tuffarsi nell’infinito; svolge la funzione di guida illuminante nel disorientamento dell’uomo moderno.
La fecondità spirituale della certosa è oggi affidata ai missionari della Consolata: nel loro caratteristico dinamismo, sono gli artefici di tanta ripresa di spiritualità. Fedeli al motto «prima santi, poi missionari» del loro fondatore, beato Giuseppe Allamano, realizzano il connubio tra contemplazione e azione apostolica e continuano, seguiti da tanti giovani, l’entusiastica diffusione della parola del Signore.

In questo clima
è maturato il progetto di riportare alla luce la prima chiesa abbaziale del 1173, abbandonata dai certosini dagli inizi del 1500, sia per la edificazione della chiesa superiore, sia per le tristi vicende storiche di guerre, saccheggi e decadenza abbattutesi nella valle.
Il lungo lavoro di sgombro di materiali e detriti, accumulatisi nel tempo, è stato condotto con tenacia e ha consentito le opere di restauro essenziale, guidate con oculatezza dal superiore, padre Francesco Peyron, secondo le norme della Soprintendenza per i beni ambientali e architettonici del Piemonte. La certosa, infatti, è anche monumento nazionale.
La chiesa abbaziale è finalmente ritornata idonea alla funzionalità liturgica, nel rigore della sobrietà primitiva: offre il fascino della sua interiore bellezza nella scabra nudità delle mura martoriate, che raccontano, con eloquenza senza fine, la salmodia antica, l’esperienza dei certosini nella giorniosa e totale dedizione dell’uomo a Dio.
La solenne inaugurazione è avvenuta il 15 agosto scorso, con una solenne eucaristia presieduta da padre Gottardo Pasqualetti, superiore dei missionari della Consolata in Italia. Vi hanno partecipato anche i padri responsabili della certosa, i parroci della Valle Pesio, le autorità civili, un gruppo vibrante di giovani e tantissimi fedeli valligiani.
E tutti per esprimere «grazie» alla Vergine Assunta, a cui la certosa è dedicata.

Gli elementi
più significativi del restauro operato sono stati illustrati, con dovizia di particolari tecnici dall’architetto Carlo Faccio, che ha partecipato ai lavori.
Con passione professionale, l’architetto ha sottolineato la non facile ripulitura dei muri, delle finestre, dei portali laterali di accesso; la splendida pavimentazione realizzata con grandi lastre di pietra grigia; l’efficace sistema di illuminazione dal pavimento e per mezzo di lampade a stelo; la solennità dell’altare formato di antiche pietre scolpite, raffiguranti il battesimo del Battista; il geniale coro in pietra lungo tutta la base dell’abside; l’inserimento a parete di un rosone in pietra bianca nella parte centrale dell’abside.
Un tocco di raffinatezza emerge dalle due tavole verticali di materiale trasparente: vi sono incise notizie e date importanti della storia della certosa. Le tavole si collocano nel primo tratto della chiesa. A complemento del disegno iniziale del progetto è sorta una «mini galleria» di reperti archeologici dell’antico complesso abbaziale, allestita sotto il porticato del piccolo chiostro adiacente alla chiesa.
E, dulcis in fundo, dalla nicchia a destra dell’altare, veglia sulla certosa e su coloro che la frequentano la sfavillante icona della Madonna, simbolo e presenza d’infinita tenerezza.

La solennità dell’Assunta
del 1999, davvero memorabile, ha affiancato alla plurisecolare dedizione all’Assoluto dei monaci, la fede, il coraggio e lo zelo dei missionari della Consolata che operano nella certosa e nel composito mosaico del mondo. Lo fanno per il regno di Dio, secondo il mandato del beato Allamano: «et annuntiabunt gloriam meam gentibus» (annunzieranno la mia gloria ai popoli).

Anna Bagliano